Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Con la sua disarmante ingenuità e poco cervello, dalla provincia della Georgia Forrest Gump (Tom Hanks), che ha avuto il nome dal fondatore del Ku Klux Klan, attraversa trent'anni di storia americana - dalla nascita del rock'n'roll, l'assassinio Kennedy, la guerra in Vietnam, la rivolta nei campus, i raduni pacifisti, i figli dei fiori, l'edonismo reaganiano fino alla metà degli anni ottanta - affiancandone senza quasi accorgersene i momenti salienti. Senza volerlo, insegna a Presley a ruotare il bacino, scopre lo scandalo Watergate, diventa un eroe in Vietnam, ottimo giocatore di football americano, campione mondiale di ping-pong e poi miliardario prima con la pesca dei gamberi e quindi con la Apple ed infine guru involontario che percorre da un'estremità all'altra quell'immenso territorio che sono gli Stati Uniti d'America. In questo pirotecnico altalenarsi di vicende, gli sono vicine la mamma (Sally Field), una donna che ha insegnato a Forrest a valorizzare le qualità che aveva piuttosto che scoraggiarsi per quelle che non aveva, intelligenza prima di tutto, e Jenny (Robin Wright), amica di giochi d'infanzia e poi compagna, emblema dell'altra faccia dell'America, quella rivoluzionaria ed anticonformista, sperimentatrice di droghe, amore libero e avventure d'ogni genere. Impermeabile alla seduzione del denaro, Forrest Gump vive all'insegna della leggerezza (e non a caso il film inizia e finisce con una piuma) con una gentilezza caritatevole che ricorda un altro eroe del grande schermo, quell'Elwood P.Dowd impersonato da un gigantesco James Stewart in Harvey, o al massimo il Robin Williams de Il mondo secondo Garp, piuttosto che il Peter Sellers di Oltre il giardino al quale è stato frettolosamente affiancato. Il racconto di questa favola moderna parte da una panchina, sulla quale, nell'attesa dell'autobus, questo Candido di fine secolo racconta agli avventori di turno le vicende della sua vita, per poi continuare con il matrimonio con Jenny, la morte di quest'ultima a causa dell'Aids e l'allevamento del figlio (intelligente) avuto dalla donna. In un'epoca di rissosità tracimante, un film fluviale come Forrest Gump, oltre ad essere uno spettacolo di prim'ordine, girato con indiscutibile maestria, nutrito da effetti speciali miracolosi che affiancano il protagonista a John Lennon, John Kennedy, Lyndon Johnson e Richard Nixon (qualcosa di simile lo avevamo già visto in Zelig), meglio ancora interpretato e raccontato con ipnotica efficacia nella sceneggiatura di Eric Roth (che ribadisce la buona prova di Suspect e riscatta quella opaca di Mr.Jones) dal romanzo di Winston Groom, sapiente nel miscelare umorismo e commozione, ci fa tornare per due ore e venti in pace con il mondo. Grandissimo e strameritato successo ai botteghini USA per un film che, come ha scritto Lietta Tornabuoni "è come le macchie del test proiettivo di Rorschach: ognuno ci vede quello che vuole vedere, o quel che è". Vincitore di cinque meritatissimi premi Oscar: miglior film, regista, attore, sceneggiatura non originale (Eric Roth) e montaggio (Arthur Schmidt).
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