Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Trent’anni di storia americana visti attraverso gli occhi di un personaggio etichettato dalla società come un “diverso” a causa di un quoziente intellettuale al di sotto della media, eppure straordinariamente fortunato nelle vicende della sua vita.
Figlio di padre ignoto e di una ragazza dell’Alabama (ottimamente interpretata da Sally Field), classica mamma chioccia pronta a tutto (fino a concedersi al Preside della locale scuola) per il bene del suo pargolo, Forrest Gump cresce senza perdere mai quello stupore che i bambini hanno nei confronti del mondo.
Forrest affronta la vita con pochi e sani principi (inculcatigli dalla mamma), non pensa mai più del necessario anche perché non ne è capace, eppure riesce sempre a cavarsi da ogni impiccio. Così diventa un eroe in Vietnam salvando i compagni di plotone e il Tenente (ma non il suo miglior amico Bubba), poi a riposo per le ferite riportate si ritrova campione di ping-pong e per la sua abilità arriva ad essere involontario (come sempre) protagonista della politica distensione tra U.S.A. e Cina.
Congedato decide di realizzare il sogno dell’amico Bubba (comprare un peschereccio e dedicarsi al commercio dei gamberetti) e incredibilmente riesce a portare a compimento i suoi progetti, coinvolgendo nell’impresa il suo ex comandante di plotone dei tempi del Vietnam.
Insomma la storia di Forrest Gump è una fiaba, troppo irreale per essere vera, eppure una fiaba raccontata benissimo dal suo narratore, il regista Robert Zemeckis.
La grande abilità di Zemeckis sta proprio nel profondo coinvolgimento emotivo dello spettatore, ognuno di noi vede in Forrest, impacciato e goffo eppure sempre fiducioso (“Mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!”), il bambino che è nascosto dentro la corazza dell’età adulta.
Di fronte ad ogni evento per quanto drammatico c’è in lui la certezza che comunque alla fine tutto si possa risolvere.
Lo spettatore sorride di fronte a quell’approccio così fanciullesco ma al tempo stesso invidia a Forrest la capacità (e la fortuna) di indirizzare la sua vita verso i lidi a lui più congegnali.
Parlare di commedia per una pellicola del genere è quanto meno riduttivo, qui si ride e molto, ma ci si commuove anche. La levità del personaggio principale non maschera comunque che la vita è fatta anche di delusioni (la lunga e irrisolta storia con Jenny) e di eventi dolorosi (la morte di Bubba, quella della mamma e quella della stessa Jenny).
Se Forrest, personaggio indubbiamente surreale, riesce ad avere credibilità è grazie soprattutto alla straordinaria interpretazione di Tom Hanks (premiato con l’Oscar), ma se la pellicola è riuscita a diventare un vero culto ciò è dovuto soprattutto, a parere di chi scrive, a un cast veramente straordinario, su tutti Gary Sinise (che l’Oscar lo avrebbe meritato ben più di Hanks) nel ruolo del Tenente Dan, e Robin Wright che presta fattezze a Jenny, grande e spesso deludente amore del povero Forrest, con cui potrà godere alla fine di un momento di felicità condivisa destinato, come spesso capita nella vita, a durare troppo poco.
Se Forrest rappresenta l’elemento solare dell’umanità, l’atteggiamento fiducioso con cui affrontare il quotidiano, Dan e Jenny all’opposto ne simboleggiano i lati oscuri.
Entrambi, sia pur per motivi diversi, sono dei delusi dalla vita. Dan ha perso le gambe in Vietnam in un’azione di guerra (la stessa che vede il protagonista diventare un eroe), Jenny ha vissuto un’infanzia da incubo vessata da un padre molestatore.
Entrambi si troveranno alla deriva, Dan rabbioso reduce in lite col mondo e con Dio, Jenny travolta da una irrequietezza tutta femminile che la porterà a percorrere le strade più sbagliate, ed entrambi alla fine avranno da Forrest la spinta decisiva per il loro riscatto (anche se per Jenny l’epilogo sarà comunque amaro).
Non si può concludere senza dare il giusto merito all’altro elemento fondamentale di questa pellicola che è la colonna sonora: trent’anni di musica pop e rock made in U.S.A. a sottolineare ogni passaggio storico, da Elvis Presley a Bob Dylan , dai Creedence Clearwater Revival ai Doors, da Jimi Hendrix a Jackson Brown. E non poteva mancare, visto che la patria di Forrest è l’Alabama, lo splendido e immortale pezzo dei Lynyrd Skynyrd dedicato a quello Stato del Sud.
Un favola dunque, ma una favola irrinunciabile, e una visione imprescindibile.
Forrest Gump: Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po', perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino la fine della città, e una volta lì pensai di correre attraverso la contea di Greenbow. Poi mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell' Alabama, e cosi feci. Corsi attraverso tutta l'Alabama, e non so perché continuai ad andare. Corsi fino all'oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre. Quando arrivai a un altro oceano, mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girarmi di nuovo e continuare a correre; quando ero stanco dormivo, quando avevo fame mangiavo, quando dovevo fare... insomma, la facevo!
Se a questo film ho dato il massimo dei voti è anche per la sua straordinaria colonna sonora che rappresenta un autentico valore aggiunto
Attore di grande talento non è mai riuscito a imporsi come avrebbe meritato. In questo film è davvero straordinario, l'Oscar per il miglior attore non protagonista sarebbe stato doveroso
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