Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
La legge Merlin impone la chiusura delle “case”. Quattro donne decidono di organizzare il loro lavoro futuro, comprando una trattoria che permetterebbe loro di continuare a “lavorare” in segreto. Non hanno fatto i conti col fatto che come prostitute legalizzate sono schedate negli archivi della polizia che nega loro il permesso per aprire la trattoria. Interviene in loro aiuto un potente che chiede in cambio il pagamento di un milione al mese.
Antonio Pietrangeli trova la sua cifra stilistica e narrativa in questo film che coinvolge sin dal principio e che mantiene una tensione costante, dove la drammaticità è sempre sospesa e pronta ad esplodere. Il tema del femminile è per Pietrangeli il più adatto a descrivere i cambiamenti sociali del periodo del boom, laddove gli uomini sono divenuti soggetti deboli. Le protagoniste lanciate nell’imprenditoria di sé stesse scoprono poco a poco i piaceri di una vita “normale” dove sono possibile gli affetti, gli amori e persino il matrimonio. Allo stesso tempo sperimentano che l’etichetta che portano è quasi impossibile da togliere, il trattamento che ricevono molto spesso è quello delle prostitute. Il cambiamento per loro è impossibile a causa dell’imposizione della società che li costringe nel loro ruolo e che permetterà a qualcuno di trarne profitto. Allo stesso tempo sono loro stesso a non essere in grado di uscire completamente dall’etichetta, finendo per favorire il processo di rifiuto della società che dovranno subire.
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