Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
Sulla chiusura dei "casini" è il film più celebre che abbia affrontato l'argomento: l'applicazione della legge Merlin, che ancora oggi, sessant'anni dopo l'aver eliminato le ufficiali "case chiuse", non ha fatto altro che aumentare gli introiti del malaffare provenienti dalla prostituzione, è alla base di quel che racconta "Adua e le compagne". Ragazze di vita che, dopo il cambiamento imposto dalla legge, provano a mettere su una trattoria di campagna, ma, nonostante le garanzie sulla cancellazione del loro passato, cosa non vera, infatti sono schedate, sono costrette a fare un patto con un "rispettabile" finanziatore, che mette soldi e contatta chi di dovere per dar modo alle quattro protagoniste di avviare l'attività, ma pretende che in breve la trasformino in un bordello clandestino. La sceneggiatura è pessimista sulle possibilità delle ex-prostitute, sottolineando i troppi compromessi e ricatti di cui sono oggetto le donne in una società tendente al retrogrado quale la nostra, affetta da troppo maschilismo e provincialismo di fondo: non c'è un uomo che venga descritto in maniera positiva, dall'avido e infame benestante di Claudio Gora ( uno dei migliori "cattivi" del cinema italiano) al molle gagà di Marcello Mastroianni, dal farlocco attore di giro di Gianrico Tedeschi al viscido avvocato Ivo Garrani. Nomi come Ettore Scola e Ruggero Maccari in fase di scrittura erano già una garanzia di buon cinema, ma sarebbe ingiusto non riconoscere a Antonio Pietrangeli una personale e felice buona mano nel saper scandagliare gli animi femminili, in questo senso uno dei più talentuosi registi che abbiamo avuto. Oltre a girare con eleganza e stile, Pietrangeli era un cineasta capace di saper descrivere con una manciata di inquadrature stati d'animo, condizioni morali e livelli di vita dei propri personaggi, in particolare le donne. Bravissima e ancora affascinante Simone Signoret, folle e inquietante Emmanuelle Riva, dissennata e genuina Sandra Milo, il personaggio forse più scavato a fondo, sebbene sia quello apparentemente più "comune" è quello di Gina Rovere, che forse sarà il più danneggiato dallo svolgersi delle cose. Il film ha un finale amarissimo, e la camminata sotto una pioggia implacabile come le risate di scherno che la inseguono, rende Adua in fondo un'idealista sconfitta, in quanto illusa sull'umanità altrui.
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