Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
All’indomani della chiusura delle case di tolleranza, quattro ex prostitute cercano faticosamente di mettere in piedi una trattoria in campagna: la loro intenzione sarebbe quella di esercitare clandestinamente il loro vecchio mestiere, ma le cose cambiano. Tristissima storia di una rigenerazione impossibile: non per colpa di un destino cieco, ma per un intrico di convenzioni sociali (l’impossibilità di ottenere legalmente la licenza di ristorazione) e di pregiudizi (il giovane ben intenzionato si tira indietro quando lo scandalo diventa pubblico). Comincia in tono fintamente goliardico, con gli studenti universitari che celebrano il funerale dei bordelli; ma il dramma è presente ovunque, nella forma di un passato inconfessabile che rovina quel simulacro di libertà, e il finale è senza speranza. Come di consueto nei film di Pietrangeli, i personaggi femminili non si dimenticano: Simone Signoret con la paura dell’età che avanza, Emmanuelle Riva con un bambino che non ha mai potuto tenere con sé, Gina Rovere con il sogno di un matrimonio, Sandra Milo con le velleità di carriera teatrale. Invece, con un pizzico di manicheismo (ma senza inverosimiglianze, purtroppo), gli uomini sono tutti spregevoli: e Mastroianni, che all’inizio sembra solo un simpatico cialtrone, si dimostra il peggiore di tutti.
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