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Adua e le compagne

Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Adua e le compagne

di hallorann
8 stelle

Gli uomini che mascalzoni, una costante del cinema di Antonio Pietrangeli, uno che se la sarebbe giocata alla pari con gli altri maestri della commedia italiana, se non fosse deceduto prematuramente. Non è un caso che i suoi film degli anni sessanta valgono e raccontano più del celebrato Antonioni dell’epoca. Oggi datato. Questo lo scrisse a ragione un critico. Tornando agli uomini, nei suoi film ne escono a pezzi, a fronte di figure femminili forti e tenaci. L’uomo è cinico e profittatore. Anche in ADUA E LE COMPAGNE, la galleria di maschi italici ritratti dal regista con i suoi validissimi sceneggiatori (Scola, Maccari e Pinelli), sono meschini e miserabili.

 

 

C’è il dottor Ercoli (interpretato dal grande Claudio Gora con protervia e ruvidità): un maneggione che accomoda le cose, a patto che lo sfruttamento delle donne e dell’antico mestiere di prostitute prosegua sotto la patina di un moralismo tipicamente cattolico romano. Quanto è rassicurante, sa essere spietato e senza scrupoli. Il suo personaggio è drammatico come la scelta di far prevalere quel lato lì. Pietrangeli aveva il pregio (altro esempio lampante IO LA CONOSCEVO BENE) di giocare tra commedia e dramma, senza cedere di un centimetro alla macchietta. Il Piero Silvagni, tratteggiato da un superbo Mastroianni, è un venditore di auto figlio del boom nascente, un mammone italiano indeciso tra affetto e sesso. Un bugiardo patentato con la faccia da buono e gli occhi di serpente. Si rivelerà inaffidabile e mezzo cialtrone. Pur non essendo protagonista il personaggio resta, perché il buon Marcello e il regista gli danno quella dose di verosimiglianza. Altra qualità che si differenzia dai personaggi similari alla Gassman o Sordi è il distacco, non sono simpatici o piacioni, sono solo delle canaglie. Idem in ruoli minori l’avvocato puttaniere con famiglia di Ivo Garrani o il geometra sardo che fugge vigliaccamente per la buona morale comune. In testa ci sono le protagoniste di questa storia malinconica di voglia di riscatto, rappresentato da quattro donne che il giorno dopo la chiusura dei bordelli investono i loro risparmi in un casale dove aprire una trattoria. Sono proprio quegli uomini che le hanno “amate” e la società costruita da loro a impedirgli di elevarsi, di emanciparsi realmente. Una puttana è per sempre.

 

 

Film coraggioso, ancora convincente e netto nel suo messaggio, nella sua umanità. Il funerale goliardico dei casini e o il fraticello semplice sono altre frecce al proprio arco. Bravissime e toccanti Simone Signoret, Emmanuelle Riva, Sandra Milo e Gina Rovere. Pietrangeli colpirà nel segno con il più leggero (ma non meno impegnato) FANTASMI A ROMA e, soprattutto, con il già citato capolavoro interpretato da Stefania Sandrelli.

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