Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Fu piuttosto coraggioso, all'epoca, girare un film satirico che prendesse in giro militari e politici - e farlo tra le rovine di Berlino, riuscendo a non mancare di rispetto alla tragedia di una metropoli azzerata e anzi inducendo con un sorriso anche riflessioni serie sui compromessi cui devono adattarsi i diseredati di una guerra perduta. Opera questa di un grande regista e di un superbo cast capitanato da due grandi accentratrici come la Dietrich e la Arthur, coadiuvate peraltro pienamente anche dai signori attori maschi. Un geniale intreccio degli equivoci, una diabolica apoteosi dell'imbroglio, un fuoco d'artificio di colpi di scena.
Eccellente e avvincente fin dai titoli di testa: un capolavoro di miscela tra tradizione cinematografica americana e musica di Weil , anche troppo fedelmente imitata nei numeri cantati dalla Dietrich . che risultato, però, signori!Vorrei tanto che tutti ne potessero seguire i testi, che sono parte integrante e non secondaria del valore artistico di queste che sono qualcosa di più che canzoni.
Assolutamente nulla!
Ottima spalla delle due mattatrici Dietrich e Arthur, attore che recita in naturalissima souplesse. Avrebbe forse meritato una carriera più importante di quella che gli toccò in sorte, ma bisogna ammettere che il suo non era un volto facile da usare per creare un clichè, prima condizione necessaria alla costruzione dell'immagine di un divo.
Insuperabile commediante buffa, da ascoltare in versione originale per apprezzare l'uso spiritosissimo che essa fa della propria voce quasi infantile dalle intonazioni spesso stridule: questo elemento caratterizzante va purtroppo perso nel doppiaggio italiano che, per quanto di buona fattura, le attribuisce una voce assolutamente neutra e in genere attribuita alle bionde efficienti e glaciali.E' un peccato perdere il sound della scena in cui, in "missione esplorativa segreta sulla moralità delle truppe americane di occupazione", si lascia rimorchiare da due marmittoni e si fa passare per tedesca, e risponde sempre e solo con uno smiagolante "jawohl!".Curioso che questo film, per lei di gran successo, sia coinciso con la fine della sua carriera.
Non ci sono aggettivi che possano descrivere quello che Marlene riesce a trarre dal suo personaggio, interpretato con spirito, drammaticità, partecipazione, e un fondo di amarezza anche nelle scene comiche. In fondo, frau Von Schlutow è lei, la diva dai tanti volti inafferrabili, la donna camaleonte che riesce a convincerti e a convincersi di essere sempre vera e sempre diversa. Qui è davvero la donna di mondo che riesce a far sentire la povera Arthur una sciocca superficiale ingenua di provincia, ponendola davanti agli abissi della sua femminile vellutata complessità e perfidia. I numeri musicali che essa interpreta in questo film sono forse i suoi più grandi, resi con musicalità,fascino e penetrazione psicologica: in ogni canzone riesce a trasmettere il senso della drammatica atmosfera della città in rovina che si estende intorno.Marlene è un attrice per la quale ho sempre avuto molte riserve, ma qui è veramente senza macchia!
La sua leggendaria crudeltà qui è stemperata da un afflato di partecipazione al dramma di una città popolata di diseredati, non perdendo però di vista neppure per un attimo la possibilità di sorridere con maligna indulgenza dei difetti delle persone.Le attrici sono fotografate splendidamente, specialmente la Dietrich delle cui carni mature in alcuni momenti sembra di sentire , come Don Giovanni, l'odor di femmina!
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