Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Il bello (il fantastico) di Wilder è che riesce a ricreare lo spirito della commedia frizzante perfino su argomenti ed in situazioni che di ironico o di brillante paiono non averne affatto; così come nel 1948 il regista americano allestisce un'opera leggera - ma tutt'altro che spensierata - sulla ricostruzione tedesca, altrettanto saprà fare con la crisi Usa-Urss nel 1961, anno dell'innalzamento del muro di Berlino (Uno, due, tre!) oppure con la triste decadenza del cinema muto e dei suoi divi (Viale del tramonto, del 1950). Il ritmo, il ritmo ed ancora il ritmo è il vero protagonista dei lavori di Wilder ed anche in Scandalo internazionale non si fa eccezione, ma certamente vanno menzionate le sceneggiature sempre all'altezza degli standard (questa è opera di Robert Harari, su soggetto di David Shaw), dall'intreccio approfondito, mai banale nè inverosimile, con la debita dose di colpi di scena, e la scelta sempre azzeccata dei protagonisti. Qui la Dietrich, star sul cartellone ma in realtà co-protagonista, si esibisce in ben tre numeri musicali; si dice che la diva, che non appariva più di frequente sul grande schermo, si decise per il film solo grazie alla garanzia del nome di Wilder, già Oscar 1946 per Giorni perduti. 6,5/10.
La seconda guerra mondiale è appena terminata, gli americani mandano una commissione parlamentare in Germania a controllare la situazione. L'unica donna nella commissione è Phoebe Frost, che trova nella soubrette Erika von Schluetow un pericolo dapprima morale, poi concreto per il suo passato di amante di gerarchi nazisti. Ma il collega della Frost, John Pringle, ha una relazione con lei. L'uomo a quel punto decide di incastrare la von Schluetow e si innamora della Frost.
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