Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Una storia d'amore impossibile, tra i ponti dei canali di una Livorno completamente ricostruita negli studi di Cinecittà. Tratto dall' omonimo romanzo di Dostoevskij, “Le notti bianche” mantiene tutto il sapore della storia russa originale, eppure appare realisticamente italiana nell'atmosfera. Un filo invisibile lega mondi lontanissimi ed epoche altrettanto lontane, le pene d'amore non hanno nazionalità e neppure età, e un romanzo o un film sono immortali quando riescono a mantenersi sempre “giovani” nonostante il tempo.
Una notte Mario (Marcello Mastroianni) incontra Natalia (Maria Schell) su un ponte di un canale di Livorno. Natalia sta piangendo e viene molestata da due ragazzi, Mario la soccorre e si innamora immediatamente di questa dolce e indifesa ragazza, si danno appuntamento per la sera seguente.
Mario si sveglia il mattino dopo felice, innamorato, fiducioso che la sua vita, che fino ad allora era stata monotona, grigia e soprattutto molto solitaria, possa finalmente riempirsi di quel sentimento che pensava fosse per lui impossibile: l'amore.
Quando la sera Mario và all'appuntamento, Natalia da principio lo sfugge, costretta gli confessa che in verità lei su quel ponte sta aspettando il suo innamorato che non vede e non sente da un'anno.
La storia d'amore di Natalia è di quelle impossibili: un uomo più maturo e misterioso, con il quale si sono giurati amore eterno, improvvisamente la deve lasciare e per almeno un anno non potrà tornare. Natalia gli dice che l'aspetterà fedele, su quel ponte l'attenderà.
Mario cerca di persuadere la ragazza, le dice che l'uomo si è approfittato di lei, Natalia gli dice che in effetti sa che il suo innamorato è tornato in città e gli chiede di consegnargli una lettera in suo nome, lui inizialmente accetta poi di nascosto la strappa.
La terza e ultima sera Mario e Natalia nuovamente si incontrano, Mario sa che l'uomo non arriverà perchè non ha consegnato nessuna lettera, Natalia è invece fiduciosa che finalmente potrà coronare il suo sogno. Quando Mario si rende conto dell'amore sincero di Natalia per l'uomo misterioso, decide di raccontarle di non aver mai recapitato nessuna lettera. Cade la neve come balsamo per entrambi i cuori dei due ragazzi, per un momento l'irreale atmosfera imbiancata sembra dare una nuova luce sulle loro storie... ma come la neve che presto si scioglie, così la vita prende altri aspetti.
Non svelo il bellissimo finale di questo film, che per molti è noto, ma che è comunque splendido riscoprire.
Luchino Visconti è qui al suo sesto film, padre consacrato del neorealismo con “Ossessione”-1942, e “La terra trema”-1948, dopo aver dato prova di abilità di regia sublime con “Senso”-1954, esce tre anni dopo con questa rielaborazione quasi teatrale (il film è diviso in tre parti proprio come se fossero tre atti) di “Le notti bianche”-1957.
Inizialmente doveva essere un “piccolo” film da presentare nei festival principali, sceneggiato insieme a Suso Cecchi D'Amico, “Le notti bianche” diventa un colossal per costi di produzione. Visconti decide di ambientare la storia tra i canali di Livorno e di ricostruirne tutti gli esterni negli studi di Cinecittà. Purtroppo il film non ebbe il successo sperato e non fù ben accetto né dalla critica né dal pubblico, che non trova nei due protagonisti quella veridicità alla quale era stato abituato. In effetti il film è molto teatrale, i personaggi rimangono legati alla loro origine letteraria, eppure tutto il contesto intorno respira di realismo. Visconti riesce a mettere insieme teatro e cinema, o meglio una sorta di regia teatrale in un contesto cinematografico, sperimenta così ancora un linguaggio nuovo per i tempi e omaggia il realismo poetico francese (Carné, Renoir) e le atmosfere sognanti di Cocteau (non a caso Jean Marais, compagno e musa ispiratrice del poeta-regista francese interpreta l'uomo di cui Natalia è innamorata)
Da menzionare nel cast la brava Clara Calamai, qui in una piccola parte di una prostituta. Gli occhi e la presenza della Calamai sembrano quasi servire al regista per mettere un “riga nera” in tutto quel bagliore di bianco che la neve ricoprirà nel finale, vera “dark lady” del cinema italiano, la Calamai anche con poche battute e poche riprese sa evidenziare il lato oscuro femminile, come a ricordare che vi è sempre un sapore amaro e inaspettato, anche in ciò che appare “facile” e gustoso.
Vi sono anche parti molto divertenti, come quando i due ragazzi per aspettare l'ora dell'appuntamento si attardano in un locale e cominciano a ballare. In mezzo a tutta la gente, si divertono e si illudono che anche per loro la vita potrà serbare qualcosa di bello. Commuoventi e significative le frasi che i due si dicono mentre ballano:
Natalia: “Così, ora, anche io potrò dire di essere stata a ballare!”
Mario: “Così, ora, anche io potrò dire di essere stato felice!”.
Un film in bianco e nero che nel finale diventa tutto bianco per la neve.
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