Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Una sera, Mario (Marcello Mastroianni), un timido impiegato che vive da solo in una squallida pensione, incontra una ragazza in lacrime affacciata alla ringhiera di un ponticello. Per Mario è amore a prima vista: tuttavia egli non ha il coraggio di rivelare i propri sentimenti, anche perché scopre che la ragazza ama e si strugge per un altro uomo (Jean Marais). Come andrà a finire?
Luchino Visconti, autore della sceneggiatura insieme a Suso Cecchi D'Amico, propone una personale rilettura del romanzo omonimo di Fëdor Dostoevskij, apportandovi delle significative modificazioni.
Innanzitutto l'ambientazione risulta spostata da San Pietroburgo a Livorno. Nel romanzo il protagonista è un uomo che conduce una vita monotona e grigia; nel film quest'aspetto viene mantenuto, però il personaggio interpretato da Mastroianni non è affatto un sognatore e di conseguenza è privo dell'idealismo che contraddistingue il protagonista del romanzo.
Anzi, il personaggio di Mario è più cinico di quanto non sembri: ad esempio, egli straccia la lettera che doveva portare allo straniero e non gli reca alcun messaggio (altra significativa variazione introdotta da Visconti). Comunque, per farla breve, e soprattutto per evitare di ridurre la recensione ad uno schematico confronto tra l'opera di Visconti e il romanzo di Dostoevskij, è sufficiente mettere in chiaro pochi ma essenziali punti: Visconti minimizza la componente emozionale del romanzo, essendo maggiormente interessato ai silenzi dei personaggi e a che la vicenda assuma un'atmosfera quasi astratta e irreale. Una precisa scelta di regia, più che uno snaturamento del romanzo: di conseguenza, ciò che all'opera di Visconti manca è una vera e propria tensione drammatica, il pathos, l'intensità che contraddistingue il romanzo e che il film non riesce ad avere.
Alcune sequenze lasciano il segno (come il ballo sfrenato nel locale notturno), qualche altra si poteva invece tranquillamente evitare (la rissa tra i vagabondi e Mario, in seguito all'incontro di quest'ultimo con la prostituta). Notevole è invece il fascino visivo del film, merito delle scenografie di Mario Chiari e Mario Garbuglia, che ricrearono interamente in studio una Livorno notturna e sinuosa, e soprattutto delle straordinarie riprese in bianco e nero di Giuseppe Rotunno, uno tra i più grandi direttori della fotografia di sempre.
Marcello Mastroianni in una delle sue più celebri interpretazioni (ma non tra le migliori), per Maria Schell (la quale recita in italiano) due anni dopo si sarebbe aperta la porta dorata di Hollywood.
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