Regia di Giuliano Carnimeo vedi scheda film
In un futuro prossimo, in uno scenario postapocalittico, alcuni cani sciolti lottano per conquistare le scarse riserve d'acqua disponibili. Il ribelle Alien fa amicizia con il piccolo Tommy e con una ragazza di nome Trash; dovranno liberarsi del terribile Crazy Bull per potersi impossessare di una cisterna piena d'acqua.
Questi film postapocalittici degli anni '80, che palesemente tentano di inserirsi nella scia del successo di Mad Max (George Miller 1979), mescolano assieme elementi di pura fantasia del tutto inverosimili, fumettistici all'eccesso, e argomenti assolutamente credibili, quando non addirittura profetici: la crisi idrica al centro di questo Il giustiziere della strada è per esempio un ottimo spunto di partenza per una storia del genere. Che, per quanto ambientata nell'anno 3000 (il sottotitolo è infatti Gli sterminatori dell'anno 3000), è senza fatica alcuna immaginabile in un futuro molto prossimo al nostro; facile intuire dunque che il produttore Camillo Teti e il regista Giuliano Carnimeo andassero alla ricerca di un prodotto sì, di fantascienza, ma anche sufficientemente credibile e coinvolgente per il pubblico contemporaneo, che scimmiottando uno dei maggiori successi internazionali al botteghino degli ultimi anni raccogliesse a sua volta qualche soddisfazione, se non altro a livello di incassi. Così non è stato e probabilmente l'inconsistenza della trama di questo Giustiziere della strada è la prima causa del flop; ma non si può sottovalutare, tra i problemi fondalmentali del lavoro, la scelta di affidare il ruolo del protagonista allo scialbo Robert Iannucci, più simile a Beppe Grillo che a Mel Gibson. Altri elementi centrali del cast: Alicia Moro, Fernando Bilbao, il dodicenne Luca Venantini e suo padre Venantino Venantini, Luciano Pigozzi/Alan Collins. Banalotte le musiche di Detto Mariano, perciò perfettamente in tono con il resto dell'operazione, confezionata in maniera abbastanza approssimativa, frettolosa. Sceneggiatura: Dardano Sacchetti, Elisa Briganti e José Truchado (coproduzione italo-spagnola, a questo punto ça va sans dire). 2,5/10.
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