Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Non avendo mai visto prima un film di Baumbach, durante la visione di The Meyerowitz Stories mi domandavo che cosa ne avrei pensato se fosse stato opera di Woody Allen. Perché questo film mi è piaciuto, mentre non ho granché apprezzato la maggior parte delle opere alleniane degli ultimi venti anni.
Si tratta di una commedia dal sottofondo freudiano (tutti i personaggi scontano delle tare dovute al difficoltoso rapporto/scontro con il padre), in cui l'ambientazione ebraica è più soffusa che rimarcata: proprio come nei film di Woody Allen, siamo nel mondo della borghesia newyorkese di religione ebraica, ma molto laica.
La sceneggiatura è ben calibrata e si sente come il forte di Baumbach siano i dialoghi, tanto che a momenti, al netto delle camminate dei personaggi attraverso New York, si potrebbe pensare di trovarsi al cospetto di un'opera teatrale.
Sono ottimi gli interpreti, a cominciare da un Dustin Hoffman che da tempo non si vedeva così in palla, passando per le donne (eccellente, come quasi sempre, Emma Thompson), fino ad un Adam Sandler e ad un Ben Stiller che si dimostrano versatili, per il versante della commedia come per quello del dramma. I due interpreti strappano anche qualche franca risata, come nella sequenza in cui sfogano i rancori, a lungo repressi, contro la macchina di un vecchio amico del padre, che anni prima aveva molestato la sorella (e a mio parere non sbaglierebbe chi vedesse in quella auto una figura dell'ingombrante padre). (26/12/2018)
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