Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film
Faccio veramente fatica ad accodarmi alla critica che fa rientrare questa pellicola tra le vette del genere noir/gangster.
Sebbene si debba riconoscere un certo fascino in una fotografia livida, nella sordida ambientazione dell'appartamento del protagonista, nella disillusione del personaggio (l'enigmatico comportamento di Costello, soprattuto nel finale, in cui la sua natura da "samurai" emerge e lo condanna), dall'altra parte si avvertono delle ingenuità e dei buchi nella vicenda che mi hanno lasciato davvero perplesso:
- Alain Delon riprende il pesonaggio del killer solitario, affascinate, curatissimo e che sembra più un modello preoccupato di curare i suoi abiti ed il suo cappello piuttosto che un esecutore.
- l'omicidio che il protagonista esegue non ha un momento di credibilità e di buonsenso da parte di un professionista della malavita: Costello non aspetta sotto casa o vicino alla macchina la potenziale vittima, nemmeno cerca di tendergli un agguato in un posto isolato, al contrario va nel suo ufficio in un locale notturno con il rischio (che effettivamente diventa una certezza) di essere visto da metà della clientela, dai barman nonchè dalla pianista
- dopo l'omicidio Costello è talmente sicuro di sè da non sentire nemmeno l'esigenza di cambiarsi d'abito: così in un confronto all'americana ci sono ancora più possibilità di riconoscere un bel tipo alto, vestito con un cappotto chiaro e che indossa un borsalino.
- la vicenda della pianista che decide di non denunciarlo (probabilmente per il magnetico fascino del criminale) è terribilmente invecchiata
- Costello si fa quasi ammazzare da coloro che gli dovevano pagare l'esecuzione: anche in questo caso viene da chiedersi se un professionista nel settore non abbia mai avuto di questi espedienti in passato e non sappia come tutelarsi da occasioni di questo genere.
Insomma un film che mi ha sostanzialmente deluso nel suo sviluppo.
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