Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film
La prima mezz’ora è pura azione, quasi senza dialoghi: un killer in impermeabile e guanti bianchi uccide il proprietario di un night club, si sbarazza della pistola e si lascia catturare, convinto di cavarsela. Per lui è un lavoro di routine, ma questa volta c’è un intoppo: il suo alibi regge, i testimoni oculari non lo riconoscono (o fingono di non riconoscerlo), ma la polizia lo sospetta ugualmente e i suoi mandanti decidono di sbarazzarsi di lui. Finale freddamente nichilista. Il film definisce l’iconografia del lupo solitario, che vive in un piccolo appartamento con la sola compagnia di un canarino ed è asceticamente votato al suo mestiere criminale; è quindi particolarmente deleterio il titolo italiano, che fa pensare a un normale poliziesco e occulta la matrice culturale esibita dal titolo originale: Costello è un moderno samurai, dotato di un suo codice d’onore e inflessibile con sé stesso come con gli altri. Trama scheletrica, anche a rischio di qualche oscurità: non c’è una parola, un gesto di troppo. Però avrei qualche dubbio sulla decantata interpretazione di Delon: un’impassibilità che rasenta la catatonia e rischia di sembrare caricaturale (vedere la gustosa parodia che ne viene fatta in Altrimenti ci arrabbiamo!).
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