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Where Is Rocky II?

Regia di Pierre Bismuth vedi scheda film

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La recensione su Where Is Rocky II?

di gaiart
8 stelle

Quando a Ed Ruscha venne chiesta una sua definizione di arte, egli disse che: "L'arte deve essere qualcosa che ti fa grattare la testa". Ed è proprio qquesto che ottiene l'originale pellicola di Pierre Bismuth.

COME SI PROGETTA UNA FANTASIA?

CON IL GESAMTKUNSTWERK

 

LA SEMIOTICA di

WHERE IS ROCKY II?

 

 

Quando a Ed Ruscha venne chiesta una sua definizione di arte, egli disse che: "L'arte deve essere qualcosa che ti fa grattare la testa".

Di sicuro, quando c’è di mezzo l’arte tutto è diverso: amplificato, non etichettabile, originale e assurdo. Stiamo parlando, così come lo abbiamo fatto con The Challenge di Yuri Ancarani e L’amatore di Portaluppi, di WHERE IS ROCKY II?un’opera concepita dalla originalità dell’artista visivo e film-maker Pierre Bismuth, anch’essa presentata al Locarno Film Festival.

Il regista mescolando profondità a ingenuità, curiosità a umanità, da vita a un ibrido che è una specie di fiction ma fasulla, un thriller un po’ giallo, un documentario un po’ reale.

Insomma siamo di fronte a un’œuvre d'art totale: il GESAMTKUNSTWERK dove, partendo da Wagner, fino alla Black Mountain College, arrivando ai Crewmaster di Barney, il mélange di cinema, scultura, performance e disegno e l’utilizzo di diverse discipline secondo canoni simbolici, filosofici, metafisici si amalgama generando interessanti ibridi visivi. Il segno che, in generale, è qualcosa che rinvia a qualcos'altro, è qui il fondamento.

Uno di questi segni - simboli è la creazione di un’opera d’arte, dispersa nel deserto del Mojave, una scultura-installazione di Ed Ruscha, una falsa roccia, il cui nome sembrerebbe fungere da omaggio a Silvester Stallone, Rocky II. Incuriosito da questo lavoro scomparso, di cui nessuno sa nulla, inclusi mega direttori di Musei di Los Angeles, mega galleristi o esperti, Bismuth assolda un investigatore privato per ritrovarla, dopo varie interviste non andate a segno.

Cercando di dare una propria interpretazione di dov’è l’arte, lo spettatore rimane pur sull’orlo del paradosso, sempre con il fiato sospeso, cercando di districarsi tra l’assurdo e il fasullo, tra il reale e il semplicemente fantastico.

Attecchendo su quella stessa fantasia che da origine a nuovi mondi, a nuove rocce, a nuovi film, ovvero a opere d’arte globali, come questa originalissima e spiazzante di Bismuth, chi vede cresce in un iter di rimandi a simboli e segni, spesso mimetizzati, proprio come la roccia ROCKY II.

 

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