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Cantando sotto la pioggia

Regia di Stanley Donen, Gene Kelly vedi scheda film

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La recensione su Cantando sotto la pioggia

di Antisistema
10 stelle

Per Francois Truffault Cantando sotto la pioggia di Stanley Donen e Gene Kelly (1952) era da considerarsi il miglior musical di sempre. Ora; non so se avesse ragione perchè di film del genere ne ho visto solo una dozzina scarsa, ma sicuramente vista la fama è da considerarsi il musical per eccellenza e la canzone che da il titolo al film (ma anche Good Morning che trovi praticamente in una marea di pubblicità), ha trasceso il suo legame con il film e a distanza di decenni oramai risulta essere uno di quei 7-8 film della Hollywood classica che è conosciuto da tutte le fasce di pubblico, anche solo per il titolo.

Sarebbe interessante conoscere di chi è il contributo maggiore al film, visto che nei titoli di testa Donen e Kelly vengono indicati come co-autori del film e delle coreografie; anche se potrei azzardare qualcosa in proposito. Gene Kelly senza Stanley Donen ad aiutarlo in regia, non mi pare abbia fatto chissà che film, mentre il collega (che all'epoca non aveva ancora 30 anni), ha continuato non solo a sfornare bei musical in solitaria come Sette Spose per Sette Fratelli (1954), ma è anche riuscito a crearsi una carriera di alto profilo all'infuori del genere musical, con commedie sofisticate come Indiscreto (1958), thriller spionistici che sfumano nella commedia come Sciarada (1963) ed infine la miglior commedia sentimentale di sempre, se non il miglior film sentimentale in assoluto che è Due per la Strada (1967). In sostanza credo che il contributo di Gene Kelly sia risultato decisivo per la regia delle sequenze di ballo; mentre l'impronta di Donen si nota nelle sequenze di raccordo e la forte componente ironica che è alla base del suo cinema. 


Cantando sotto la pioggia a differenza dei musical precedenti, che erano una mera scusa per mostrare quante più sequenze di danza e canto, è un tentativo riuscito di portare il genere musical ad avere una dignità cinematografica e ad affrancarlo definitivamente dalla sua origine teatrale (e qui credo che il contributo di Donen sia stato decisivo). Il film presenta una storia di "spessore" e che fà da filo conduttore di tutta la vicenda, nonchè dando ragion d'essere alle varie canzi e narra il passaggio dal cinema muto a quello sonoro nel 1927, dove a seguito del successo del film Il Cantante di Jazz, il produttore del film dei nostri protagonisti decide di trasformare la pellicola da muta a sonoro.


Un tocco di leggerezza, tante risate, molto divertimento e un Stanley Donen che prende in giro tutto il baraccone Hollywoodiano in modo parodistico, sono i perfetti ingredienti della miscela esplosiva di questo straordinario musical le cui canzoni (nonché le complesse coreografie di danza) dal palcoscenico, si trasferiscono nei luoghi quotidiani (strada, casa etc...) dove i nostri personaggi possono esprimere intimamente e pienamente sé stessi. Tra star viziate, mode da inseguire per fare soldi, il sonoro che soppianta il muto e interessanti inserti divulgativi sul dietro le quinte dei film; in poco più di un'ora e mezza, Stanley Donen e Gene Kelly, ci trasportano nel mondo del cinema di fine anni 20', dove tra esigenze produttive e stress derivante dalla gloria, si ha ancora il tempo di urlare al mondo la propria felicità per un sentimento d'amore intimamente provato.
Alla riuscita della pellicola, si deve senz'altro l'esplosione di colori che contribuiscono alla creazione di questa magica pellicola (adoro il Techinicolor, specialmente nelle pellicole che ho visto di Donen, il quale riesce a creare vera e propria pop art), che dopo 70 anni non finisce di creare stupore (per lo meno a me ha fatto questo effetto). L'apice estetico di tutto questo, lo si ritrova nel celeberrimo balletto finale di 10 minuti, con alcune intuizioni scenografiche che mozzano il fiato, come la danza "astratta" tra Kelly e la Charisse. Questa del balletto finale era una tradizione cominciata, credo, con Un Giorno a New York (musiche di Leonard Bernstein) sempre realizzato dai due registi; essa fu suggerita a Kelly dalla fortissima impressione che gli fece la visione di Scarpette Rosse di Powell e Pressburger (1948), con un'analoga e lunghissima scena di danza di visionaria bellezza.


Cantando sotto la Pioggia è un film da vedere e rivedere più volte, anche per i non amanti del musical vista l'aura titanica di capolavoro che a distanza di decenni s'è guadagnato pure da parte della critica ufficiale europea (Mereghetti gli ha assegnato la quarta stellina e Morandini di recente lo ha promosso a rango di capolavoro assoluto, conferendogli la quinta stellina), fosse anche per carpire tutte le numerose citazioni, omaggi e perché no... le numerose potenzialità di questo del genere musical.

Come già detto sopra, Gene Kelly non ritornerà più a questi livelli, mentre Stanley Donen dovrà aspettare oltre 15 anni per fare Due per la Strada (1967), unica sua pellicola che per il sottoscritto (e la critica ufficiale), risulta qualitativamente comparabile a questo capolavoro, ma lì saremo già all'inizio della New Hollywood e la vita e le difficoltà, hanno reso Stanley Donen molto più amaro e disilluso; non a caso, il senso di malinconia e di pessimismo che pervaderà quell'opera, sarà molto maggiore rispetto a questo film. 

 

 

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