Regia di Stanley Donen, Gene Kelly vedi scheda film
Nella Hollywood degli anni ’20, l’avvento del sonoro e la sua enorme fortuna colgono tutti di sorpresa: un film di cappa e spada deve essere interamente rigirato secondo la nuova tecnologia, ma il problema è che la diva ha una vocetta stridula che rende ridicoli i suoi dialoghi. Definirlo il miglior musical di sempre è persino riduttivo, perché significa relegarlo all’interno di un genere: è una parabola sull’evoluzione del cinema in un difficile momento di passaggio (indimenticabile la scena in cui viene “inventato” il doppiaggio); è Viale del tramonto in versione commedia, con una Norma Desmond grottesca anziché tragica; è un campionario di citazioni paragonabile a Vecchia America di Bogdanovich; non ultimo titolo di merito, è il motivo che ha spinto Daryl Hannah a diventare un’attrice (dichiarazione sua). Si permette il lusso di usare Cyd Charisse in un’unica sequenza, che poi il personaggio del produttore addirittura snobba, incerto se inserirla o no nel film. Una ricchezza, un’inventiva, un fascino irresistibili; un capolavoro intramontabile. Detto della trascinante simpatia di Gene Kelly e della ventenne Debbie Reynolds, detto delle straordinarie doti acrobatiche di Donald O’Connor (quel numero con un manichino che sembra animato...), voglio spendere qualche parola per la povera Jean Hagen: ha un ruolo veramente ingrato, da ochetta stupida e cattiva, ma lo interpreta benissimo, al punto da suscitare un po’ di compassione; rappresenta le tante stelle del muto finite nel dimenticatoio, incapaci di adattarsi e troppo fiduciose nella predilezione del pubblico.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta