Regia di Alessandro Aronadio vedi scheda film
“Luigi è morto”, dice un biglietto che il protagonista, un uomo sulla trentina, trova al risveglio. Chi è Luigi? E che cos’è quel fastidiosissimo fischio alle orecchie? L’uomo si rivolge immediatamente a una serie di medici che proprio non sembrano capire il suo problema. E nemmeno gli amici e i parenti fanno qualcosa per aiutarlo. Ed è ormai ora di andare al funerale di Luigi.
Scritto e diretto da Alessandro Aronadio, Orecchie è un lavoro grottesco, kafkiano nel midollo, a tratti ingenuo eppure sicuramente coraggioso dati i tempi che corrono per il cinema italiano; in ogni caso non privo di un suo fascino. Colpisce innanzitutto la scelta di girare in bianco e nero (fotografia di Francesco Di Giacomo), forse a voler suggerire la proiezione, la dimensione onirica del racconto, caratteristica estetica che però male si adatta alle riprese in digitale; in secondo luogo va messa in discussione la performance del protagonista Daniele Parisi, incerto a più riprese. Per il resto però il film offre numerosi momenti gustosi, fra sketch surreali (la visita con l’otorinolaringoiatra è decisamente inquietante) e riflessioni esistenziali inserite sottilmente in sottotraccia nei dialoghi, a conferma del talento di Aronadio, giunto qui all’opera seconda a sei anni di distanza dall’esordio nel lungometraggio con l’interessante Due vite per caso (2010). Menzione positiva infine per le guest stars impegnate in ruoli più o meno di contorno: Milena Vukotic, Piera Degli Esposti, Rocco Papaleo, Ivan Franek, Massimo Wertmuller, Silvia D’Amico, Andrea Purgatori e Pamela Villoresi. 4,5/10.
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