Regia di Alessandro Aronadio vedi scheda film
Un eterno supplente di filosofia in un liceo romano (Parisi), si sveglia con un fastidioso fischio all'orecchio. È soltanto il primo atto di una giornata impossibile e kafkiana, passata tra ospedali, scherzi crudeli (da antologia le visite in serie di Andrea Purgatori e Massimmo Wertmüller), suore invadenti, una vicina di casa troppo ciarliera, una fidanzata (D'Amico) poco convinta, un amico opportunista, un altro morto e tanti altri strani personaggi, tutti accomunati dall'incapacità di ascoltare il prossimo e dalla propensione a parlarsi continuamente addosso.
A sei anni dall'esordio con il curioso Due vite per caso, Aronadio torna dietro la macchina da presa con un film stravagante che - tra uno spunto narrativo che ricorda Il fischio al naso con il grande Tognazzi e uno stile straniato da commedia nera à la Kaurismäki - getta un'occhiata al primo Nanni Moretti e l'altra a soluzioni di regia inconsuete, a cominciare dal bianco e nero della pellicola fino alla progressiva trasformazione delle proporzioni dell'immagine, che da quadrata passa a sedici noni. L'intento metaforico del film è tanto interessante quanto, alla lunga, effimero, e sembra fare da sponda alla gimcana urbana dell'attonito e stralunato protagonista, costretto a incontri con una fauna umana a dir poco stravagante. Va a finire che Orecchie sembra assai più riuscito sul piano formale, con dialoghi spumeggianti e battute spiazzanti soprattutto nella prima metà, che su quello dei contenuti, portatori di una debole metafora sull'inadeguatezza dei tempi in cui viviamo. Resta tuttavia l'indiscutibile merito di avere portato, con questo strambo road movie pedestre, una ventata d'aria fresca nell'asfittico panorama della commedia italiana degli anni '10.
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