Provate a pensare se un bel mattino dopo esservi svegliati come tutti gli altri giorni vi accorgeste di avere un disturbo fisico, per esempio un fischio alle orecchie, come accade al protagonista del film di Alessandro Aronadio, e che il fastidio provocato da questo inconveniente fosse talmente fastidioso da spingervi ad uscire di casa per cercare di porvi rimedio affidandovi alle cure del medico di turno.
L’immedesimazione suggerita da chi scrive non è casuale perché la storia di “Orecchie” sembra essere ispirata a una vita che potrebbe assomigliare a quella di ognuna di noi e quando se ne distacca per diventare il film interpretato dal sorprendente Daniele Parisi, una vera e propria scoperta e da una compagine di attori – di cinema e di teatro – la cui bontà è difficilmente rintracciabile in produzioni di questo tipo e che continua a mantenere quell’aria di autenticità che deriva dal fatto di riconoscere nelle deformazioni operate dalla macchina cinematografica del regista esperienze che sembra di aver vissuto in prima persona.
Strutturato su un modello narrativo da tutto per una notte con il protagonista impegnato nell’arco di ventiquattro a districarsi da una serie di disavventure che finiranno per cambiargli la vita “Orecchie” riesce a fare di necessità virtù valorizzando al massimo le possibilità di un budget limitato ma sufficiente ad imbastire un romanzo di formazione scandito da altrettante tappe di avvicinamento ognuna delle quali caratterizzata dalla presenza di un nuovo personaggio. Interpretato nella maggior parte dei ruoli da attori di teatro (ma c’è spazio anche per un Vincenzo Papaleo ancora una volta in abito talare) il film di Aronadio punta molto sulle espressioni dei volti e sulla forza della parola inscenando una serie di situazioni tragicomiche che mentre divertono sono in grado di riflettere sul senso della vita.
(icinemaniaci.blogspot.com)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta