Regia di Wang Bing vedi scheda film
Bing ci fa seguire da complici osservatori perfettamente calati nella situazione, le vicissitudini di alcuni lavoratori alle prese ognuno con le proprie mansioni nell'ambito di un grande distretto tessile presso un grande agglomerato urbano. Più di un doc., un'esperienza di vita quasi tattile.
VENEZIA 73 - ORIZZONTI- PREMIO MIGLIOR SCENEGGIATURA
"Il sale sa di sale in tutto il mondo....per il lavoro vale lo stesso discorso".
C'è rassegnazione, da una parte, ma anche tenacia ed orgoglio di essere parte integrante di un tassello produttivo che non conosce orari e soste.
Il grande documentarista Wang Bing ci trasporta a fare da testimoni addentro ad una realtà che viviamo nelle storie di una decina di persone, a vario modo coinvolte in un ingranaggio in cui nessuno singolarmente è indispensabile, ma tutti assieme sono fondamentali per il raggiungimento della produttività programmata.
Come il testimone di una staffetta atletica, seguiamo una ragazzina diciassettenne mentre si prepara a trasferirsi al distretto per entrare a far parte del mondo della produzione, una moglie malmenata dal marito, che la caccia dal negozio senza un soldo e la costringe a cercare altrove i mezzi per tornare al paese natio dal proprio figlio. Un giovane in stato di ebbrezza cerca di farsi liquidare la paga perché troppo stressato dai ritmi e dalle pretese di chi comanda: trovera' un addetto al personale coscienzioso che si rifiuterà di pagarlo se non il giorno dopo da sobrio, affinché egli non sperperi tutto il suo guadagno in scommesse ed altri tendenziosi tranelli.
Un altro ragazzo pensa di licenziarsi perché eccessivamente stressato dai ritmi lavorativi lungo le oltre 12 ore di lavoro meccanico senza alcun intervallo.
Una donna tenace cerca invece di aumentare la produttività approfittando della chiusura per ferie delle medie imprese, ponendosi in contatto commerciale direttamente con le grandi aziende acquirenti, saltando un passaggio altrimenti obbligato della catena e lucrando su questa circostanza solo temporaneamente favorevole.
Bing è meravigliofo: riesce a catapultarci sul luogo dell'azione con un effetto dirompente: il suo obiettivo diviene il nostro sguardo. A volte le persone ci guardano, fissano l'obiettivo e ci danno l'impressione stordente ma titanica di trovarci laggiù, in una realtà produttiva che non ammette soste e né tanto meno ripensamenti o congetture.
Un documentario che pare sorretto da una sceneggiatura ben precisa, calcolata ove gli "attori" recitano loro stessi dicendo le stesse cose che direbbero a macchina spenta: e' la sceneggiatura della vita vera che va avanti senza mai arrestarsi, e che costringe, qui in Cina ma non solo, le persone ad inserirsi in un ingranaggio che non concede tempo per riflessioni o per fare bilanci che non siano quelli legati alla produttività.
Bitter money, meraviglioso sin dalla locandina, e' senza dubbio una gemma preziosa, uno dei migliori film del festival veneziano, non si sa bene per quale ragione relegato in Orizzonti, sezione destinata a far conoscere nuovi autori: Bing è certo un autore da conoscere più a fondo da parte di molti di noi, io per primo, ma tutto fuorché un esordiente o un giovane bisognoso di lancio e notorietà.
Il premio alla migliore sceneggiatura appare doveroso, se non scontato.
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