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Kékszakállú

Regia di Gaston Solnicki vedi scheda film

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La recensione su Kékszakállú

di alan smithee
7 stelle

Corpi giovani scolpiti ed esibiti che si scelgono ed attraggono a sé al verificarsi dell'esistenza di determinate condizioni di rango e ceto sociale. L'estasi di momenti di relax trascorsi in contemplazione assorta e nell'inerzia indolente e calcolata. Da un'opera di Bartok un film sul fascino annoiato e inerte della giovane borghesia che conta.

VENEZIA 73 - ORIZZONTI

Un piccolo curioso film che unisce già da solo diversi angoli del mondo più disparati: da un racconto francese di Charles Perrault, il compositore ungherese Bela Bartok trasse l'opera breve Il castrllo di Barbablù. Da quest'ultima il regista argentino Gaston Solnicki trae il suo curioso ed estetizzante film Kékszakallù (in ungherese appunto Barbablù), ambientato nel periodo estivo in una località di villeggiatura non ben precisata dell'Argentina, tra una piscina con trampolino dedcato ai tuffi, e i giardini di dimore private di lusso.

Ivi vengono prese in considerazione alcune donne giovani o ancora in età teen, appartenenti ad una casta sociale piuttosto benestante, e ne vengono analizzati i rapporti e le relazioni con l'altro sesso, i loro atteggiamenti di superiorità legati alla propria condizione privilegiata,

Corpi sensuali alle prese con momenti di attesa, di ozio o di rilassamento, mentre per vncere la noia esse cercano di trarre giovamento dal corpo di maschi di passaggio utilizzati come dei fuchi da api regine distratte e pure un pò annoiate.

Un film sulla contemplazione del tempo che passa, sulle attese e i tempi morti lasciati ad attendere che qualcosa succeda e che la noia dell'agiatezza finisca per essere scossa da qualche brivido di passione, anche solo puramente erotico.

Un film sulla decadenza di una classe sociale sempre più chiusa in se stessa, che già dalla giovane età sa dichiararsi predisposta alla selezione di classe e a discernere ciò che risulta essere al proprio livello, e ciò da cui tenersi distanti.

La conseguenza di tutto ciò è una ricerca di esteriorità e pose plastiche dove il sentimento latita degenerando in un esibizionismo da vetrina freddo e di maniera, dove pure non c'è più spazio per le emozioni genuine, sostituite dall'ansia di esserci, apparire, ma solo a determinate condizioni.

Il fascino annoiato e inerte della giovane borghesia che conta.  

 

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