Regia di Michael Curtiz vedi scheda film
Gran bel film, teso, drammatico, ed emozionalmente intenso. La similitudine con "Acque del Sud" di Hawks è piuttosto superficiale; limitatamente, in pratica, al discorso della barca e dei clandestini da portare negli Stati Uniti.
John Garfield interpreta un uomo inquieto e passionale, forse anche un duro ma non cattivo, che ha messo su famiglia, ma che non riesce a entrare nel giusto ordine di idee. I vortici delle imprese balzane e delle donne maliarde continuano a risucchiarlo verso i loro abissi. I suoi propositi di fare il bravo padre e il bravo marito vanno in frantumi davanti alla miseria che è sempre accovacciata alla porta di casa. La tentazione di sbloccare la situazione con un'azione sporca è molto forte, irresistibile. Ne va anche del suo orgoglio davanti alla moglie.
Quest'ultima è contrapposta fortemente alla seduttrice dalla vita leggera e improvvisata, alla quale dà un passaggio con la barca: la prima rappresenta l'amore, la sicurezza, l'aiuto, la fedeltà, il lido sicuro dove tornare; la seconda la passione che fa girare la testa e venire la voglia di dare un calcio a tutto il resto, ma parimenti anche l'assoluta inaffidabilità e provvisorietà. Le due attrici sono molto calate nella parte, e danno due interpretazioni di rilievo. Ho trovato interessante anche il personaggio del viscido faccendiere sempre a caccia di imprese criminose, che sa benissimo come tentare il protagonista.
L'ambientazione è fatta di mari e porti, barche e bar di marinai. La sostanza, però, è decisamente quella del tipico noir urbano, col triangolo amoroso, le passioni, la malavita. La parte finale sulla barca è un passaggio di grande cinema, particolarmente drammatico. Il crimine, come sempre in questi film, appare col suo vero volto crudele e spietato. E soprattutto non paga mai.
Michael Curtiz era semplicemente un grande regista, e più vedo i suoi film più me ne convinco.
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