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Gantz: 0

Regia di Yasushi Kawamura vedi scheda film

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La recensione su Gantz: 0

di supadany
4 stelle

Venezia 73 – Fuori concorso.

Capita a tutti di chiedersi il perché di qualcosa.

La presenza di Gantz:O a Venezia è, almeno per il sottoscritto, un mezzo mistero, con tanto di sala Darsena praticamente deserta e sempre più desertificata durante il procedere della proiezione.

Sicuramente avrà i suoi convinti cultori - vedi i precedenti Gantz – L’inizio e Gantz – Revolution (che, leggo, già perdeva qualche colpo) - ma sembra posticcio, con idee e visuali limitate allo sviluppo di un limitato numero di aspetti.

Le principali città del Giappone sono assediate da fameliche e deformi creature mentre il Gantz, una macchina computerizzata, riprogramma degli esseri umani deceduti per immetterli sul campo di battaglia.

Il loro obiettivo, oltre a quello primario di sopravvivere, è di uccidere più mostri possibili infatti, arrivando a totalizzare la ragguardevole cifra di cento punti, possono ottenere un premio.

Armi più potenti, la rinascita di un individuo o il ritorno alla propria vita; Masaru Kato è impegnato in questa folle battaglia, tra un popolo da difendere e la ricerca della libertà.

 

scena

Gantz: 0 (2016): scena

 

Gantz:O mette alla prova.

Ridondante nella sua (non) evoluzione fino a far sprofondare nella noia, ha dei contenuti limitati all’essenza del gioco stesso, racchiusi in brevi segmenti, con soluzioni, soprattutto nel finale, di una prevedibilità pazzesca.

Se non altro, ci si sbizzarrisce nella creazione di mostri, l’unico fattore d’interesse, di varia genesi e ispirazione, si piazza qualche battuta tipicamente da manga giapponese (ad esempio, sulle prosperose forme delle protagoniste femminili), ma gli scenari notturni alla Resident Evil non trovano alcuno sfogo diverso dalla prima visuale, ripetendosi continuamente.

Sembra proprio un videogame senza un avanzamento da platform, che non è per forza un demerito (è una scelta), ma appena si blocca l’azione è un disastro di banalità e sentenze, soprattutto la caratterizzazione dei personaggi è approssimativa e quando sono posti di fronte ai bivi definitivi è tutto già noto anche se viene installato un possibile tentennamento.

Detto anche che questo tipo di animazione tecnologica non impressiona ormai da parecchio tempo, rimane ben poco da salvare, come alcuni concitati combattimenti all’ultimo sangue.

L’ultimo pregio, che in fondo nemmeno lo è; ha un vantaggio, si cancella dalla memoria in tempi brevissimi. 

Assolutamente trascurabile, sempre che non siate cultori del manga (ma anche così, correte qualche rischio).

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