Regia di Sergei Loznitsa vedi scheda film
L'unico horror moderno (in)concepibile oggi.
Un terribile ed agghiacciante film dell'orrore che non spaventa (più). Un'operazione diaziana ribaltata, eticamente capovolta: al contrario di Lav Diaz, Loznitsa imprime, scolpisce su pellicola la non-memoria, piuttosto che la memoria; la dimenticanza di quest'ultima, riguardante un periodo storico catastrofico. Un'Immagine che è, quindi, memoria della non-memoria. In base anche a quanto detto fin'ora, Austerlitz potrebbe essere definito come il solo film apocalittico possibile oggi insieme a Spring Breakers (nonostante il gesto e l'intento filmici siano opposti).
Il documentario di Loznitsa è un lavoro che scuote la coscienza dello spettatore. Un'opera che non può lasciare indifferente il pubblico. Un film in cui l'orrore viene modernizzato, tecnologizzato, museificato. Quindi un'Immagine che si devitalizza, si spegne, (ar)resa ad uno spettatore inteso come turista, non più, quindi, spettatore di un Cinema, ma spettatore di un museo, di una mostra. Quindi, l'Immagine che smette di pulsare, e diventa Fotografia, testimonianza (cinematografica) di un mondo spento, standardizzato.
Fuori-campo di concentramento. L'unico non-luogo filmico in cui "ricordare l'orrore".
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