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The Bleeder - La storia del vero Rocky Balboa

Regia di Philippe Falardeau vedi scheda film

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La recensione su The Bleeder - La storia del vero Rocky Balboa

di maghella
7 stelle

 

The bleeder, ovvero l'insanguinato, è il soprannome che viene dato al pugile Chuck Wepner dai suoi avversari o da chi vuole offenderlo. Wepner è infatti un emofiliaco e perde enormi quantità di sangue dalle ferite sul volto, trasformandolo in una vera e propria maschera di sangue durante i combattimenti sul ring. Wepner è al culmine della sua carriera nella metà degli anni '70, quando gli viene proposto l'incontro per il titolo dei pesi massimi. Gli viene assicurato che a battersi con lui ci sarebbe stato George Foreman,  che avrebbe dovuto prima sconfiggere in Zaire Muhammad Ali'. La sconfitta di Alì era data scontata da tutti, ma non avevano fatto i conti con il campione. Wepner deve così prepararsi per il grande match con il suo più grande idolo. Nasce da questo storico momento la storia del film: la preparazione da vero professionista per il match della sua grande occasione. Sei tu il tizio bianco del cazzo con cui dobbiamo combattere, l'invito all'incontro da parte di Don King, il manager di Ali', non lascia spazio per tentennamenti : Wepner è l'unico pugile bianco tra i primi dieci, non può rifiutare e soprattutto  non vuole. L'incontro della vita con il più grande pugile della storia per il titolo è l'occasione ideale per uno come Wepner che vive della luce riflessa dei successi che incontra durante i suoi match.

Wepner  lavora  a Bayonne come raccatta crediti, minacciando chi non paga i debiti al suo datore di lavoro, una bella scarica di cazzotti sulla faccia. Ha una moglie, Phyll, che ama ma che tradisce spesso e volentieri con la prima che capita, beve e si attarda nei locali per fare chiacchiere spavalde con gli amici. La preparazione per l'incontro con Ali è la possibilità per avere una svolta nella vita, dimostrare che è qualcuno, che non verrà dimenticato. Wepner che aveva vissuto sino ad allora con il terrore di diventare  come il pugile stonato di Anthony Quinn nel bellissimo film Una faccia da pugni, ora ha la possibilità di diventare immortale nella storia del pugilato.

Mi basta arrivare al terzo round, non cadere al primo, la preghiera che si augura Wepner, il modo per non perdere la faccia davanti alla moglie tornata dopo l'ennesima scappatina, davanti alla figlia, davanti agli amici di Bayonne.

L'incontro avvenne il 24 marzo del 1975 a Richfield ed è  realmente entrato nella storia del pugilato, quanto quello tra Alì e Foreman in Zaire l'anno precedente. Wepner non solo riuscì a rimanere in piedi fino a pochi secondi dalla fine del match di 15 riprese, ma al nono round buttò in terra Alì,  scatenandone la furia. Da questo fantastico incontro, Silvester Stallone si ispirò per il film Rocky.

Wepner inizia a montarsi la testa, nonostante non ha guadagnato nulla dal grande successo del film, si ostina a voler incontrare Slay, si vanta di aver ricevuto grosse cifre per un consenso alla realizzazione del film, che in verità non fu mai richiesto e quindi mai retribuito . Riesce però ad avere l'occasione per partecipare in qualche modo a Rocky 2, ma oramai la cocaina è diventata di uso comune per il pugile che così perde lavoro, occasione , famiglia e amici. Comincia per Wepner un lungo periodo difficile fatto di droghe, spaccio e frequentazioni superficiali. Wepner continua la sua vita pensando di essere  Rocky,  mentre si sta trasformando sempre di più nel pugile stonato di "Una faccia da pugni".

Una denuncia lo porta in galera con un condanna per spaccio di 5 anni, sarà proprio in prigione che il vecchio pugile comprende quanto sia stata egoista la sua vita, a rincorrere un personaggio amato dal pubblico ma non da chi realmente era pronto ad amarlo per quello che era.

Wepner perde tutto, divorzia dalla moglie mentre è in prigione, ma una volta uscito  ritrova l'amore di una giovane cameriera che per tutti quegli anni gli era continuata a stare accanto pur non avendolo mai avvicinato troppo.

Film "facile" per la storia biografica che sceglie di trattare. È infatti facile fare un buon film su un personaggio così esaltante come Chuck Wepner. È lo stesso film a raccontarcelo mostrando continuamente scene tratte da Rocky e Una faccia da pugni, Wepner stesso è questi due film messi insieme e riuscirà a trovare la sua vera dimensione proprio una volta liberatosi da queste pesanti maschere. Non è quindi il film facile sull'arte del pugilato, sul nobile sport (sport nobile? Non tanto se bisogna indossare un paraballe per pararsi le balle dice lo stesso Wepner in una scena del film), quanto piuttosto sulla storia di un uomo alla ricerca di sé stesso.

Buona la ricostruzione storica dove il regista e il direttore della fotografia riescono a fondere immagini di repertorio con quelle fittizie cinematografiche. Da vedere per gli appassionati come me di questo sport e della sua storia. Liev Schreiber è molto bravo a indossare i panni del pugile e ci regala una delle sue migliori interpretazioni,  mollano quell'aria impostata che lo vede in molti suoi lavori.

 

 

 

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