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Perdiamoci di vista

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Perdiamoci di vista

di Furetto60
6 stelle

Commedia dal registro melodrammatico. Non del tutto riuscita, però Verdone è bravo e In questo film Asia Argento è superlativa.

Gepy Fuxas, alias Carlo Verdone è il cinico e sarcastico conduttore di “Terrazza Italiana”, un talk show, dove vengono dati in pasto al pubblico, le innumerevoli e strazianti sventure umane, la cosiddetta televisione del dolore, la tv spazzatura che usa strumentalmente storie di disperazione, per fare audience, ogni riferimento a persone e programmi reali non è forse puramente casuale. Mentre affronta con i suoi metodi “poco ortodossi” il tema dell’handicap, viene provocato e umiliato in diretta da una giovane paraplegica, Arianna alias Asia Argento, mai così in parte. L'effetto di questo intervento sarà catastrofico per la vita di Gepy, il presidente della rete televisiva decide di chiudere la trasmissione, licenziandolo. Gli amici lo abbandonano, Gepy cade in depressione. In un ristorante una sera incontra Antonazzi, un'altra vecchia gloria della televisione che si è riciclato in una piccola rete locale: "Tele verità". Antonazzi gli fa una offerta di lavoro, non molto gratificante ma economicamente vantaggiosa. Fuxas si riserva di decidere. Finché un giorno, incontra nuovamente Arianna che lo invita a cena a casa sua. Gepy si presenta all'appuntamento, nel confronto serrato con Arianna, con la quale comincerà una frequentazione comprenderà quanto la sua vita sia stata vuota e tutta protesa ad una popolarità d’immagine ma non di sostanza. Tra i due nasce un'intesa e poi forse anche qualcosa di più importante, ma sembrano destinati a "perdersi di vista", per poi ritrovarsi sempre, più maturi e consapevoli. L’idea della tv “maleducata” viene abbandonata. Non è un film comico come del resto si evince dalla breve sinossi dunque Verdone attore comico-brillante, è inadatto a vestire i panni di un protagonista il cui cambiamento da cinica canaglia, a personcina sensibile, è il senso precipuo del film, che peraltro affronta un tema molto scottante e forse lo liquida con eccessiva leggerezza .La polemica contro la TV si materializza in una sequenza abbastanza caustica, poi però si prosegue con macchiette sbiadite, come quella del produttore televisivo interpretato da Aldo Maccione o con la parodia delle risse matrimoniali tipo Tina Cipollari Vs Gemma Galgani. Invece è il rapporto tra Gepy e Arianna che sostanzia il film e occupa tutta la seconda parte, ma che lascia perplessi, in quanto appare solo approssimativamente abbozzato e poco approfondito. Qui, più che Verdone, s'impone in un ruolo insolito, la figlia di Dario Argento. Il regista romano punta in alto, giocando la carta del dramma, ma raccontandolo, con il tono e il respiro della commedia. L’operazione era ambiziosa e non mi pare che sia del tutto riuscita, per quanto Verdone, anche in opere minori come questa, dimostra comunque di possedere talento e tanta simpatia.

 

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