Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
L'idea al centro del film era molto stuzzicante: mettere alla berlina quei salottini televisivi dove spopolavano presentatori come Castagna e Funari, pace all'anima loro, spietati taglienti e finti moralisti pronti a sbattere in fascia protetta magagne e disgrazie popolari per alzare l'audience come un ponte levatoio.
Il presupposto quindi aveva un bel potenziale e lo sciacallo dell'etere Gepy Fuxas è viscido al punto giusto, soprattutto fino allo scontro sputtanante con Arianna che rappresenta per me la scena più divertente del film con il teleconduttore che viene asfaltato e da della razzista ad una disabile che lo ha colto con le mani nella marmellata causando le sue ire in diretta con conseguente scontro a fuoco con tutta la sua redazione, in questa devastante sequenza il Carlo nazionale è scatenato e scuce parecchie risate ma a parte questo explot la sua simbiosi con Fuxas non funziona.
Verdone stavolta sbaglia il cast scritturando se stesso, non ha la faccia giusta per questo ruolo ed il film dal momento del suo collasso professionale diventa una colata di melassa piena di riempitivi come la macchietta di Maccione che si scorda alla velocità di una Daddario fatta con uno spaghetto all'uovo, la Argento è una bellissima ragazza ma non mi sembra contenta di questo ruolo ed è più rigida in viso che negli arti e quanda sbrocca è abbastanza inguardabile, oltre a ciò la relazione fra i due personaggi non mi è piaciuta per niente: avrei impostato la cosa come un affetto più paterno che da innamorati e non riesco a guardare quando si baciano mal assortiti come sono.
Il finale vorrebbe dare un brivido ma non ci riesce forzato com'è, però il messaggio è importante: per quanto un disabile possa essere capriccioso o irascibile non deve essere trascurato ma neanche compatito.
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