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Liberami

Regia di Federica di Giacomo vedi scheda film

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La recensione su Liberami

di Spaggy
8 stelle

A Palermo, nel popolarissimo quartiere della Guadagna, a pochi metri dal fiume Oreto e dall’umanità senza speranza raccontata dai film di Ciprì e Maresco, sorge la parrocchia di Santa Maria Assunta, dove opera padre Cataldo, esorcista noto in tutta la regione. Uno dei principali rappresentanti della dinastia dei figli di Cristo che lottano Satana, padre Cataldo è paragonabile per fama e forza a figure come quella di padre Matteo La Grua, definito l’angelico esorcista e morto nel 2012, e di padre Mario Frittitta, ancora all’opera nella chiesa di Santa Teresa alla Kalsa, nei pressi del magazzino dal quale partì la famigerata 126 carica di tritolo per l’attentato letale di via D’Amelio ai danni di Paolo Borsellino.

In una città da sempre attenta ai fenomeni esoterici e in presa a fenomeni satanici, padre Cataldo nelle sue celebrazioni accoglie coloro che si credono posseduti da Satana, individui che nel corso delle messe mettono in scena un copione quasi sempre uguale che segue dei riti canonici: urla, movimenti inconsulti, gesti violenti e linguaggio scurrile, sono gli archetipi che indicano la presenza dell’Anticristo o dei suoi demoni. L’esorcismo spesso avviene davanti agli occhi dei fedeli presenti e accorsi in massa per assistere allo spettacolo durante il quale il “mago” con la sola imposizione delle mani, uno spargimento di acqua benedetta o di acqua e sale, e la declamazione di versi che rispondono alle direttive del Vaticano, compie il “miracolo” e porta a casa il suo numero. Circondato di adepti a lui vicinissimi che svolgono sovente le mansioni di aiutanti o di supplenti, padre Cataldo riceve anche per appuntamento: la sua agenda è fitta di incontri, con precedenza a coloro che giungono a Palermo da fuori città. Non importano i chilometri: chi proviene da Villabate, a 5 minuti di strada dalla Chiesa, ha la stessa precedenza di chi arriva da Caltanissetta, mentre chi proviene da una zona diversa della città deve necessariamente aspettare più giorni prima di avere un colloquio faccia a faccia. Non è dato però sapere se tali incontri prevedono oltre al grazie di routine un corrispettivo sia esso in denaro o in “opere di carità” o se richiedano un onorario fisso che vada oltre le preghiere, gli atti di dolore e i mea culpa. Non mancano poi, in maniera quasi surreale, gli esorcismi portati a buon fine per via telefonica, con padre Cataldo che elargisce liberazioni via cellulare.

Alla figura di padre Cataldo e allo spettacolo che va in scena ogni santo giorno è dedicato Liberami, diretto dalla regista spezzina Federica Di Giacomo, che per il soggetto ha ricevuto il premio Solinas 2014, ha trovato il sostegno della Film Commission siciliana e della Regione stessa e la distribuzione nazionale di I Wonder, oltre che l’appoggio del Biografilm. Più fattuale che concettuale, Liberami sceglie di fare da testimone laico agli eventi seguendo in particolar modo i progressi e il cammino di liberazione di quattro individui: Gloria, Enrico, Anna e Giulia. Su di loro non vengono fornite mai indicazioni indispensabili o accessorie per inquadrare le loro esistenze. La telecamera scruta i loro volti e i loro gesti alla ricerca di risposte alle domande che è lecito porsi. La bravura della Di Giacomo sta nel non voler approfondire le singole storie e nel non lasciarsi guidare o influenzare da esse: il rischio della commiserazione e dell’incredulità è costantemente dietro l’angolo ma la regista sa quando staccare telecamera e microfono. Per puro spirito di contraddittorio, ci mostra brevi frammenti di vita dei quattro, mostrati al di fuori dell’ambiente sacro della Chiesa e della sua sagrestia. Senza voler mettere in dubbio la genuinità della loro credenza nel Male e in Dio, la Di Giacomo ci evidenzia sottilmente quali possono essere le ragioni razionali del loro malessere di vivere: depressione, cocaina, cattolicismo quasi integralista, assenza del marito o bipolarità, fanno capolino per poi andare a nascondersi sotto la tonaca di padre Cataldo, prete ben lontano dagli stereotipi “mitici” offerti dal cinema d’horror.

Non c’è alcuna distinzione di età, sesso o ceto sociale di appartenenza. Da padre Cataldo si presentano uomini e donne, ragazzi e anziani, poveri disoccupati e ricchi benestanti. Il Male sembra non conoscere distinzioni e operare secondo principi che la scienza ignora. Ovviamente la scelta di Palermo è dettata da esigenze di produzione e non di vecchi retaggi culturali. Palermo o New York sarebbero la stessa cosa. Ma perché una società abbia il bisogno nel 2016 di ricorrere a una pratica tanto antica quanto superstiziosa? Disagio spirituale o psichico? La Di Giacomo lascia il compito di trovare le risposte ma evidenzia sapientemente alla fine del suo percorso come il numero di esorcisti sia in aumento in tutto il mondo negli ultimi 10 anni. Da sempre, i momenti di crisi sociale hanno spinto la gente a riavvicinarsi nella fede e a cercare in essa le risposte: la religione è l’oppio dei popoli, si diceva una volta. Ma è anche un rifugio a cui tendono coloro che sono troppo ciechi per cercare le soluzioni dentro di loro. Il diavolo in fondo è un’ottima scusante per tutti i mali, per spiegare ogni dipendenza ossessiva e per rendere più lievi le responsabilità dirette dell’individuo.

 

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