Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Fenomeno registico degli anni zero, talento di scrittura, densa e inquietante, Shyamalan si è via via spento, continuando sì a fare quel suo Cinema rarefatto, affascinante e misterioso, ma senza più cavare un ragno dal buco, infilando un flop dopo l'altro. Lo si guardava giusto per rispetto, nella speranza di ritrovare colui che ha girato film come "The Village", il suo vero capolavoro, o "Il Sesto Senso", peraltro molto sopravvalutato. Con "Split" torna a buoni livelli, mettendo d'accordo critica e incassi, però, bisogna dirlo, si è un po' venduto al "thriller movie" di maniera, certamente molto più solido della numerosissima concorrenza, ma che ha perduto quella nebbia mistica e inquietante che avvolgeva buona parte delle sue opere. Supportato da un attore in stato di grazia, un sorprendente James McAvoy, in grado di interpretare, istrionicamente, più personaggi, il film di Shyamalan non è altro che un thriller psicologico, giocato sulla malattia mentale, la dissociazione e la compulsione, che trasforma un guardiano di uno zoo, nel solito psicopatico che rapisce tre bellocce, le rinchiude in uno scantinato e ci gioca per un po'. Certo il moltiplicarsi delle personalità del protagonista rende il tutto accattivante, anche, ripeto, per l'estrema bravura di McAvoy, e la suspense non manca, anche se due ore sono troppe. E' interessante, piuttosto, vedere come il film muti in un finale decisamente più horror rispetto alle premesse e questo, per me, è sicuramente buona cosa. "Split" è un bel tentativo di monetizzare per il nostro e credo ci sia riuscito senza scendere troppo smaccatamente nel commerciale, perché il film è adulto, vigoroso, girato bene e non certo un fast food movie. Shyamalan sa come si fa Cinema, ne conosce a menadito i trucchi e, forse, sta tornando ai suoi antichi livelli, anche mutando un poco pelle.
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