Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Una delle 23 personalità di Kevin Wendell Crumb (James McAvoy), affetto da disturbo dissociativo dell'identità, conduce Casey Cooke (Anya Taylor Joy), una delle tre ragazze da lui rapite nel parcheggio di un centro commerciale, in una delle sue stanze, nella fattispecie quella di Hedwing, personalità di un bambino di 9 anni, il quale improvvisa un'assurda danza, mentre la macchina da presa tra carrellate in avanti ed indietro, intervalla tale esibizione alternandola tramite il montaggio, con le stranite reazioni del volto di un'Anya Taylor Joy dapprima spaventata, poi perplessa, infine dubbiosa per l'assurdità della situazione, concludendo il campionario espressivo con un semi-serio "wow" nel commentare il ballo dell'uomo; tale scena ironica, di forte matrice meta-cinematografica, racchiude alla perfezione le molteplici sensazioni, che il cinema di Shyamalan è capace di generare nello spettatore, tutte coesistenti nello stesso modo, come le personalità di Kevin, in una sensazione di eterna sfuggenza, che impedisce qualsiasi catalogazione o definizione perentoria sul suo lavoro, sensazioni in continuo mutamento anche all'interno del medesimo film, dove il personaggio della dottoressa Fletcher (Betty Buckley), per l'intero film cerca di tenere sotto controllo tramite la razionalità scientifica della psicanalisi Freudiana le varie personalità dell'uomo, cercando di tener celate quelle più dannose per il prossimo e far emergere quelle più innocue, come quella di Barry (Ego), capace di decidere in base al suo equilibrio, mano a mano quali tra di esse devono venire alla "luce" di volta in volta (cioè il controllo del corpo).
Ma un incidente sul lavoro, ha risvegliato le personalità iperprotettive di Dennis (che ama vedere le ragazze nude danzare) e Patricia (una donna dai modi affabili, ma dall'indole pericolosa) che insieme a quella di Hedwing, hanno formato la super-coalizione chiamata l'Orda (Super-Ego), la quale ha deciso di rapire le ragazze Claire (Haley Lu), Marcia (Jessica Sula), due adolescenti popolari a scuola di estrazione borghese, insieme alla più problematica ed introversa Casey Cooke, che si trovava casualmente con loro, con l'intento di attendere il risveglio della "Bestia" (Es) a cui sacrificare le tre fanciulle come cibo come parte del rituale. Fanta thriller-psicologico, dove il numero tre ritorna numerose volte (tre personalità dominanti, tre ragazze, tre stanze etc...) che molto deve nella costruzione della figura del suo protagonista a pellicole come Psycho di Alfred Hitchcock (1960), alla quale tra l'altro la personalità di Patricia sembra in parte richiamarsi al Norman Bates di Anthony Perkins, Shyamalan partendo da un thriller per lo più ambientato in un sotterraneo dove sono rinchiuse le tre ragazze, costruisce un'interessante architettura teorica sulle 23 personalità di Kevin Wendell Crumb, dove ognuna di esse è indipendente l'una dall'alta e portatrice di specifiche caratteristiche peculiari; una violenza marcata (Dennis e Patricia), l'infantilismo (Hedwing), la cultura storica (Orwell) etc... in pratica lungi dall'essere un qualcosa di debilitante, se tenute sotto controllo ed adeguatamente gestite dal paziente, egli potrebbe tramite esse rappresentare un ulteriore nuovo stadio evolutivo della razza umana, arrivando così a poter sfruttare pienamente le potenzialità dell'Es celate completamente nell'inconscio, varcando cancelli inesplorati.
Ma il cinema di Shyamalan non regge mai sulla sola realtà empirica, la pretesa della dottoressa nel racchiudere il tutto in un ordine psicanalitico razionale, non può che essere sconfitta innanzi all'irrazionalità della Bestia, entità super-muscolosa e spaventosa, originatasi nelle profondità abissali dell'Es dove tra l'altro sono sepolti le notevoli problematiche subite durante l'infanzia da Kevin, non è un caso che lo scontro effettivo sia tra quest'ultimo con Casey Cooke, che diventerà subito leader del gruppo delle ragazze rapite, grazie alla sua capacità di saper analizzare con estremo raziocinio la situazione e decidere mano a mano le mosse più adeguate per agire, sfruttando gli insegnamenti avuti durante l'infanzia da suo padre nella caccia, trasformando così l'incontro-scontro in un dualismo cacciatore-preda, dove numerose volte le due parti verranno a scambiarsi i ruoli, sino all'ottimo finale perfettamente coerente con il cinema di Shyamalan, di trovare un proprio scopo e posto nel mondo, giungendo a trovarlo dopo essere sprofondati nell'abisso della sofferenza più profonda, ma questo ben lungi dall'essere un handicap, rende l'essere "puro" e pronto ad un possibile salto nella scala evolutiva; infondo Casey ha molte più cose in comune con la "Bestia", che con il resto dell'umanità verso la quale nutre un profondo distacco emotivo, perchè accanto al percorso di Kevin, parallelamente il regista costruisce una sotto-trama secondaria riguardante il vissuto della ragazza, con consueto scontro finale, dove i reciproci percorsi verranno ad incrociarsi in numerosi ribaltamenti di ruolo e di luoghi, Casey stavolta dovrà salvarsi con le proprie mani, se ella troverà nella disperazione totale la forza per continuare a restare aggrappata alla vita e lottare, liberando la sua mente da quei cunicoli labirintici senza via d'uscita in cui la mdp del regista si muove in avanti ed indietro, allora potrà uscire da quella gabbia erettasi e sopravvivere. Casey magari nella semi-cesura finale chissà che non possa anch'ella trascendere la propria condizione, trasformandosi da preda, che per quanto possa agitarsi alla fine soccombe sempre, a cacciatrice, che detiene con fermezza il fucile in mano e fautrice quindi del proprio destino.
I piccoli budget al regista fanno bene, dopo il tracollo subito con i due blockbuster, con Split (2017), il cineasta ritorna a nuova vita, con una regia di alto livello, potente sin dal rapimento iniziale dove le immagini annichiliscono, risultando abilissimo nel costruire la tensione, il meta-cinema e sopperire con illuminazione ed angolazioni della mdp alle carenze di budget per rappresentare le fattezze della "Bestia", generando inquietudine, poichè non vediamo mai chiaramente la sua forma (il nostro punto di vista in quel momento coincide con quello della terrorizzata Casey), merito grande và dato a James McAvoy, che sostituisce senza alcun rimpianto la prima scelta Joaquin Phoenix, mettendo in scena ben 6-7 personalità differenti, senza scadere nel ridicolo, tenendo ben distinte e chiare ciascuna di esse, risultando credibile nel tratteggio psicologico quanto nel dialogo e poi nella prestanza fisica; mentre Anya Taylor Joy conferma il talento mostrato con The Witch (2015), con una prova recitativa molto buona, sfruttando il lato forte del personaggio senza mai smarrire la fragilità psicologica che accompagnerà sempre Casey, scostandosi quindi dal ritratto scontato della final girl tipica del genere, senza però diventare un Rambo al femminile, insomma dona equilibrio alla propria recitazione (ad intuito credo che parte della direzione attoriale se la sia fatta da sola, visto come Shyamalan la gestisce), riuscendo quindi a non sfigurare innanzi al proprio collega maschile, donandoci un personaggio da enormi potenzialità nel finale, che il regista però con Glass (2019), butterà beatamente nel cesso, il che verrebbe da dire, nonostante tutto di fermarsi con quest'ottima pellicola, accolta dalla critica americana con le migliori recensioni dai tempi del Sesto Senso (1999) ed incassi super di oltre 270 milioni, sancendo la definitiva rinascita del regista.
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