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Strange Weather

Regia di Katherine Dieckmann vedi scheda film

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La recensione su Strange Weather

di Furetto60
6 stelle

Dramma umano. Una madre angosciata, a caccia di risposte. Intensa e convincente la prova della protagonista

Darcy Baylor, single da quando è riuscita a mettere le giuste distanze dal marito violento, a sette anni dalla morte del suo unico figlio, suicida ad appena 24 anni per ignoti motivi, , ancora non riesce a farsene una ragione. Ha una forte amicizia con la vicina Byrd e con un gruppo di simpatiche amiche e vicine di casa, mentre ha una relazione con Clayton, verso il quale però non ha molti slanci. Incontra casualmente Kevin, un vecchio amico di Walker, ormai sposato e con tre figli e un altro in arrivo e chiede notizie di Mark, un altro amico, venendo a sapere, che avrebbe fatto fortuna sfruttando un franchise di hot dog, il suo successo imprenditoriale sarebbe legato a un “business plan” scritto da Walker e millantato per suo agli occhi del potente padre, che poi aveva sviluppato l’idea. Darcy si convince che forse il tragico gesto ha avuto a che fare con Marck, decide  quindi in compagnia della sua amica del cuore, di raggiungerlo  a New Orleans, dove  risiede e lavora, intravedendo in quest’incontro la possibilità di fare luce sulla morte del figlio, e regolare i conti, così si si mette in viaggio incontrando e interrogando i suoi amici: Dennis, Kevin e Buford, fino ad arrivare a Mark, dopo un lungo tragitto passando anche per Meridian la sua città di origine. Qui incontra una sua vecchia amica che le ospita e ritrova l'ex marito Wes, completamente perso nella sua demenza senile. Sulla via per New Orleans, viene a sapere che anche la sua amica Bird aveva avuto una relazione con Walker e ciò la rende furiosa, ma poi capisce che anche Byrd in qualche modo lo aveva amato e le perdona il fatto di averglielo taciuto. Infine, affronta, pistola alla mano Mark Wright, il quale ammette il “furto del progetto” del figlio avvenuto però dopo la sua morte, a cui comunque lui è estraneo. Darcy torna così a casa e, dopo aver buttato la pistola con cui si era suicidato il figlio, e seppellito i suoi effetti personali, torna a casa con l’amica e, vedendo Clayton per strada, scende e corre ad abbracciarlo, in un finale in qualche modo consolatorio. L’elaborazione del lutto è qualcosa di estremamente soggettivo, quando poi si tratta di un figlio, la faccenda è ancora più delicata e complessa, nessuno dovrebbe mai sopravvivere alla propria prole, è innaturale; il dolore è talmente lancinante, da impedire una qualsiasi metabolizzazione e il superamento è praticamente impossibile. Se poi come in questo caso la morte è dovuta a un suicidio, il dolore è ancora più straziante, una mamma si chiede cosa ha sbagliato, se poteva impedire l’estremo gesto e come ha potuto non accorgersi del male oscuro che angustiava il proprio figlio. Tanti interrogatici e nessuna risposta. Il viaggio che intraprende Darcy è attraverso vari Stati, ma è soprattutto nel suo animo, alla ricerca di qualche motivo per andare avanti. L’incontro con gli amici del figlio per carpire informazioni sui suoi ultimi giorni di vita è l’estremo tentativo di chiudere un cerchio, che resterà comunque sempre aperto, si può e forse si deve continuare a vivere, ma l’esistenza assume un altro colore e la gioia scompare definitivamente dai propri orizzonti. Il film è abbastanza duro, ma non è male e gli attori sono ispirati, in particolare Holly Hunter, la protagonista femminile

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