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Ordinary People

Regia di Eduardo W. Roy Jr. vedi scheda film

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La recensione su Ordinary People

di EightAndHalf
5 stelle

Jane e Aries sono due ragazzi di strada delle Filippine, 16 anni la prima, 17 anni il secondo. Hanno dato alla luce un figlio, Arjan, dalla fusione dei loro nomi. Le condizioni di vita dei due ragazzi sono atroci: dormono su dei cartoni per strada, mangiano poco e possono curarsi a malapena del bambino. Eppure sono pieni di vita, in particolare Aries, che alterna alle scorribande con gli amici i momenti di acerba passione con Jane. Quando Ertha, un travestito, rapisce Arjan con la scusante di aiutare economicamente Jane, i due giovani genitori si mettono alla ricerca del piccolo senza trovare aiuto in nessuno.

Concepito come una sorta di Ladri di bicilette in cui però i neonati sostituiscono i veicoli a due ruote, e costruito appunto sullo schema del Neorealismo italiano e non, Pamilya Ordinaryo si porta appreso un titolo ironico: non è certo ordinaria la famiglia composta dai due protagonisti e dal piccolo, o forse lo è nel mondo delle Filippine contemporanee, dunque il titolo può essere letto come prima forma di denuncia sociale del film. Ma non è la prima né l'unica. Del film di Eduardo Roy jr. infatti il motore pulsante sembra essere la denuncia di un mondo sul punto di crollare, una denuncia espressa sotto varie forme e tramite varie situazioni emblematiche. Una denuncia costruita inevitabilmente (e purtroppo) sul modello dei gusti occidentali, perché inesorabilmente sbatte in faccia all'altra parte del mondo il dramma degli ultimi nelle lontane Filippine.

 

scena

Ordinary People (2016): scena

 

E' lecito però nutrire qualche dubbio nei confronti dell'operazione: innanzitutto un film di finzione che si impone di informare prima ancora che di mostrare è un film disonesto, perché usa un medium che non è fatto per questo, almeno per le pretese finzionali dell'opera stessa. Si aggiunga poi che, nonostante si tratti di una piccola opera per forza di cose indipendente, nelle Filippine di Lav Diaz in cui sicuramente realizzare una pellicola non sarà impresa facile, Pamilya Ordinaryo è un film profondamente ricattatorio, sia per chi lo legge superficialmente nel torrentizio svolgersi narrativo delle vicende, sia per chi cerca la problematicità morale di tuta la narrazione. Roy jr. si mette il ferro dietro la porta quando oggettivizza l'indifferenza e il disinteresse del mondo nei confronti del dramma dei due protagonisti tramite la lunga sequenza centrale del reportage televisivo, che imita il dramma dei due ragazzini con un linguaggio stucchevole e melenso (cosa che Roy jr. cerca disperatamente di non fare), oppure tramite il personaggio di Ertha, che sfrutta i drammi dei due ragazzini per i suoi interessi. Ora, non si voglia imputare a Pamilya Ordinaryo la stessa furbizia dei suoi personaggi, ma si accusi come minimo una certa elementarietà di costruzione scenica, in cui gli inseguimenti zavattiniani diventano una regia qualunquistica fatta di telecamera a mano e cura approssimativa delle inquadrature. Se non è per furbizia, è certo per ingenuità che Pamilya Ordinaryo appare alla fine talmente pietoso e ricattatorio. Il film per far riflettere, come piace dire a tanti.

 

scena

Ordinary People (2016): scena

 

E se non si difenda il film declamando della problematicità dei due protagonisti, perché la pellicola li giustifica sempre, anche quando sarebbero ingiustificabili. E' sempre il mondo che li circonda padrone delle loro azioni, direttamente o indirettamente che sia, mai loro stessi. E privare delle loro responsabilità due protagonisti di un dramma etico è errore imperdonabile e incorreggibile. Anche qui Roy jr. prova a sviare e a rendere il film più oggettivo possibile, ma della disonestà e della cattiveria del mondo si sa e si sente ogni giorno (la si vive ogni giorno, in varie forme); sarebbe meglio piuttosto cercare di elaborare sguardi innovativi e importanti, che portino l'opera all'attenzione di chi ha capito che forma e contenuto, al Cinema, non possono essere scissi, e che sarà la forma quella che denuncia meglio i Mali del mondo, se è interesse di qualcuno denunciarli, e mai la storia costruita ad hoc per i circoli festivalieri.

 

scena

Ordinary People (2016): scena

 

In effetti Pamilya Ordinaryo ispira molti discorsi sul ricatto emotivo e sulla faciloneria di certo cinema, ma il caso del film di Eduardo Roy jr. è sicuramente il caso di un cinema in buona fede e senza cattive intenzioni (né commerciali: sarebbe altrettanto cattivo, nonché stupido, pensarlo). Invece si veda questa posizione sul film da un altro punto di vista, di quello della delusione. Almeno sul fronte intenzionale, Roy jr. ha almeno un paio di idee potenti che non sono da buttare. Circoscrive le sequenze in cui nel film, in generale, si commettono reati (omicidi, furti, etc.), a riprese amatoriali compiute dalle varie telecamere di sicurezza. Il tentativo, tutto teorico e antispettacolare, è quello di rendere il più oggettivo possibile l'evento narrato. Inoltre, Roy jr. ha la saggezza di interrompere il film senza risolvere nulla, ma risolvendo solo il profilo dell'omaggio cinematografico: se il padre di Ladri di biciclette di De Sica veniva fermato dopo aver tentato il furto, qui i due protagonisti avranno un destino diverso, seppur in sitauzioni analoghe. Destino, comunque, che non li intaccherà a livello di integrità morale. Alla fine, i protagonisti riescono a diventare due minuscoli eroi di un oscuro quotidiano, sporco e degradato. Capaci comunque di indignarsi quando viene commessa una colpa a qualcun'altro, capaci di entrare in empatia.

 

locandina

Ordinary People (2016): locandina

 

Edificante e involontariamente sbagliato, Pamilya Ordinaryo è stato presentato in concorso nella sezione Giornate degli Autori a Venezia 73.

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