Regia di Hana Jušic vedi scheda film
Una famiglia imprigionata entro se stessa tra le strette mura di un bilocale fatiscente: sopravvivere gli uni agli altri, tentare di fuggire senza riuscirvi. Spigoloso, maniacale, si rifugia nel sesso promiscuo per fuggire agli orrori domestici. Notevole.
VENEZIA 73 - GIORNATE DEGLI AUTORI
Mal di vivere, prigionia di un legame familiare da cui pare impossibile uscir fuori; il sesso occasionale, appassionato e famelico, utilizzato a scopo di evasione da una realtà di squallore animalesco che non può non turbare.
Un padre di famiglia dispotico e scontroso è un impiegato statale grezzo e scorbutico che assieme alla figlia infermiera Marijuana manda avanti come può una famiglia allo sbando: figlio obeso e minorato mentale, ma consapevole di ciò e nullafacente; moglie/madre indolente e lavativa, che si disinteressa delle future sorti del marito lasciandolo alle cure della figlia. Un ictus improvviso infatti coglie il capofamiglia lasciandolo in uno stato larvale, costringendo la figlia a sobbarcarsi il mantenimento della parte improduttiva e passiva del nucleo.
Genitrice affamata di soldi, sempre a battere cassa presso la figlia, costretta a trovarsi un lavoro aggiuntivo e a prendersi cura del padre non più autosufficiente.
Abbruttimenti ed esasperazione, crisi esistenziale e progetto di fuga che spingono la ragazza a concedersi in avventure erotiche selvagge e promiscue, con un fine liberatorio dopo l'oppressione domestica di cui risulta vittima designata e sacrificale.
Echi di cinema contemporaneo greco, alla Lanthimos per intenderci, rendono spiazzante ma anche notevole e riuscito questo ritratto spietato di mostruosita quotidiana che degenera in ricwrca di soddisfazione ed emozione pura e carnale come vana ricerca di salvezza.
Ottimi scorci e riprese, ed una protagonista "diversamente bella" e di una magrezza sofferta che riesce ad essere sexy, che non si dimentica.
E un finale acquatico ove i corpi in disfacimento si affannano per restare a galla.
"Non guardare nel mio piatto", potrebbe tradursi il titolo, a testimoniare la dipendenza parassita di alcuni familiari, per giunta rancori e irriconoscibile, a scapito degli altri.Un film che meritava il Concorso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta