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Guilty Men

Regia di Ivan D. Gaona vedi scheda film

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La recensione su Guilty Men

di supadany
5 stelle

Venezia 73 – Giornate degli autori

Pariente, titolo internazionale Guilty men (giusto il plurale, un po’ tutti hanno qualcosa da nascondere), arriva dalla Colombia, richiamandone una particolare situazione di movimento politico (siamo nel 2005), mostrando venature di vari generi e riverberi di un passato sempre più sfocato, tra western e noir.

L’identità è piuttosto precisa, ma si perde troppo tempo per strada, non tanto per lentezza, il film scorre discretamente, ma per una certa vacuità, propria di alcuni spezzoni, lontani dall’essere fondamentali, non solo a livello di trama, ma anche per caratteristiche artistiche, incapaci di portare fieno in cascina.

Quando René comunica che le sue nozze con Mariana sono ormai prossime, Willington non ha ancora rinunciato alla sua intenzione di conquistare la donna.

Nel frattempo, la situazione in Colombia sta mutando, lasciando aperto uno spazio del quale qualcuno pensa bene di approfittarsene per guadagnare del denaro facile.

Scorrerà del sangue, tra persone che si conoscono da tempo.

 

scena

Guilty Men (2016): scena

 

Un cadavere, con relativo denaro sottratto, una sposa e un maiale rubato sono i tre principali elementi di una contesa che coinvolge un gruppo di persone, chiamate a sfidarsi in incroci che somigliano seriamente ai duelli dei vecchi western.

Il triangolo amoroso è presto servito, ma ci sono anche tanti soldi in ballo, in un luogo dove non abbondano e l’avidità può giocare brutti scherzi; sono René e Willington a sfidarsi, ma entrambi hanno anche altro cui pensare.

La regia di Ivan D. Gaona riesce a fornire un discreto taglio alla pellicola (siamo nei territori del classico, rivisto in chiave localizzata), basta già vedere la scena notturna che apre la vicenda, ma lo schermo si affolla come si deve solo alla resa dei conti, che non regala niente di superfluo, facendo uscire il sangue necessario.

In precedenza invece tende ad annaspare, pur mantenendo un buon ordine, la cadenza prevede troppo pochi eventi degni di nota, poco più di una serie di tappe, anche un po’ forzate, di avvicinamento che a un certo punto faticano ad aggiungere anche semplici dettagli utili al caso.

Le coordinate sono comunque chiare e qualche sorpresa in più non sarebbe di certo guastata, infatti l’adrenalina dettata dalla tensione è instillata a livelli modesti e il periodo sociale di tumulti viene preso in considerazione solo parzialmente (anche qui, ci sarebbero state tante opportunità oltre alle news televisive).

Il più si concentra negli ultimi venti minuti, quando il tempo per vendette e chiarimenti è agli sgoccioli e non rimane altro che un po’ di gusto amarognolo, profuso da chi in qualche modo ne esce sconfitto (in amore, qualcuno per forza deve uscire con le pive nel sacco) anche se già l’essere sopravvissuti potrebbe essere considerata come una vittoria.

Abbastanza solido, ma un po’ troppo imbrigliato nel suo stesso meccanismo (nemmeno troppo elaborato).

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