Regia di Cordula Kablitz-Post vedi scheda film
“Nietzsche l’adorava, Rilke l’amava, Freud l’ammirava”.
Una donna straordinaria, capace al suo tempo di andare contro la morale e le convenzioni della sue epoca, stringenti soprattutto nei confronti delle donne. Proprio per questo risulta incredibile l’oblio (preannunciato) che ha colpito Louise Von Salomé. Il film biografico, che si apre con il rogo dei libri e la messa al bando di qualsiasi forma di cultura e arte opposta al pensiero nazista, si divide in tre principali filoni:
Il primo al tempo presente che vede la donna anziana e quasi cieca. Relegata in casa, dimenticata dalle nuove generazioni, assiste impotente allo scempio nazista. In questo periodo viene a conoscenza di Pfeiffer, che scriverà le sue memorie, e con il quale ripercorre i momenti più significativi della sua vita;
Il secondo, ambientato nel passato, che vede una fugace apparizione del giovane e sconosciuto Rilke, che osserva innamorato Salomé alla presentazione del libro “Im Kampf um Gott”. Rilke sarà il grande amore di Salomé, l’unico con il quale riuscirà a sentire attrazione spirituale e fisica;
Il terzo, sempre nel passato, che ripercorre cronologicamente la vita della donna, dall’infanzia infelice alla scoperta dell’amore per la filosofia e lo studio.
Se il primo periodo resta distante cronologicamente, il secondo e il terzo finiscono per confluire.
Il primo film della regista tedesca Cordula Kablitz-Post può considerarsi riuscito a metà. Di sicuro rilievo solo alcune scelte registiche, come l'utilizzo delle cartoline come mezzo per raggiungere un luogo e un tempo della memoria della scrittrice russa, mentre altre scelte sono assolutamente da rivedere, come ad esempio il Dio intravisto dalla Salomé in due occasioni. Ma, ben più grave, non si può restare in silenzio di fronte all’incredibile squilibrio che regna tra le due parti della storia.
L’inizio ci mostra una giovane Salomé alla scoperta della filosofia e dello studio. Germoglia in lei la voglia di leggere e capire i pensieri dei vari Spinoza, Schopenhauer, Platone e Aristotele, non per una conoscenza fine a se stessa, ma per comprendere e sviluppare i loro pensieri alla luce di una nuova modernità. Salomé, sempre critica e attenta, si oppone strenuamente alla visione di una donna il cui unico fine sia quello di diventare moglie e madre. La sua incredibile aura spirituale e intellettuale, unita anche al fascino fisico, fanno di lei una delle donne più desiderate della sua epoca. Da prima il maestro, che si innamora quando ancora è minorenne; poi, in successione, Paul Ree, Friedrich Nietzsche, Rainer Rilke cadono innamorati di fronte alla straordinaria figura di Salomé. Solo Rilke riuscirà in qualche modo a conquistarla, mentre Nietzsche e Ree devono arrendersi di fronte alla caparbietà della donna a non cedere alla scelta dell’impegno amoroso. Ed è qui che il film contraddice se stesso, riducendo la grande figura di Salomé (e tutta l’incredibile voglia di pensiero e la sua teoria del narcisismo, spesso citata ma mai del tutto chiarita e approfondita dal film) a semplice sfogo amoroso degli uomini più illustri del suo tempo. Viene da ripensare alla locandina del film, nel quale dietro la figura dell’attrice che interpreta Salomé, si trovano le seguenti frasi: “Nietzsche l’adorava, Rilke l’amava, Freud l’ammirava”.
E allora ci si ritrova a pensare che la strada intrapresa nella seconda parte del film non sia casuale, bensì ponderata. Una scelta che penalizza la pellicola, che non concede minimo accenno alle opere letterarie, agli studi sulla psicoanalisi (anche qui semplicemente accennati da un incontro e una seduta con Freud) alle teorie ancora oggi attuali (come si legge dal testo finale), insomma nulla che faccia comprendere la grande mente di questa donna a molti sconosciuta. Sembra passare il messaggio che Salomè non sia un personaggio da riscoprire per la sua grandiosa produttività intellettuale e letteraria, bensì per la sua dote di saper rifiutare gli uomini sopra citati, come se solo grazie a essi la figura della donna può assumere la grandezza che merita
Il tema sentimentale, rifiutato nella prima parte, diventa l’unico perno sul quale verte l’intera vicenda, raccontato alla stregua di un giornale gossip. L’assenza di momenti che esplicitino con chiarezza lo sviluppo del pensiero, rischia, inoltre, di far passare Salomé come un personaggio incoerente che prima non ha intenzione di sposarsi, ma poi accetta la proposta di Andreas (si parla di un falso matrimonio, ma mancano sufficienti spiegazioni); a scegliere la castità per salvaguardare l’attività intellettuale, salvo poi farsi riscaldare dalle mani e dalle parole del giovane Rilke. No, no e ancora no.
Certamente in un’ora e cinquanta è sempre difficile racchiudere la vita di una persona di rilievo: tuttavia, proprio perché di fronte a una donna intellettuale, studiosa e appassionata del pensiero, capace di non piegarsi alle dure leggi morali della sua epoca, il film avrebbe potuto rivolgersi maggiormente verso questi aspetti, non relegandoli semplicemente a comparse, a fugaci visioni di una brillante mente che finisce col presentarsi in maniera riduttiva come il grande amore incompiuto di filosofi e poeti.
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