Regia di Denzel Washington vedi scheda film
Il film tradisce, forse volutamente, la sua origine teatrale: purtroppo un eccesso di verbosità e staticità lo rendono eccessivamente rigido e legnoso. Se il testo di Wilson è di grande impatto, la regia di Washington è fin troppo convenzionale. Ottime però le interpretazioni di Washington e Davis.
Troy Maxson (Denzel Washington) è un cinquantenne nero che si guadagna da vivere come addetto alla nettezza urbana nella Pittsburgh degli Anni Cinquanta. Un tempo sognava di diventare un giocatore professionista di baseball, ma, a causa di una condanna a 15 anni di galera, era diventato troppo vecchio per entrare in una squadra importante. Amareggiato dalla vita, ora il suo principale obiettivo è quello di passare dalla raccolta dei bidoni alla guida dei camion della spazzatura. Al suo fianco una donna forte ed instancabile, la moglie Rose (Viola Davis), che ha dedicato a lui la sua vita e pare l'unica in grado di rimetterlo al suo posto. Con i figli l'autoritario Troy non ha rapporti sereni: il primogenito Lyons avuto dalla precedente moglie lo considera un approfittatore sempre alla ricerca di denaro da spillargli, col secondo Cory, avuto con Rose, si scontra duramente per il suo rifiuto di concedergli la possibilità di perseguire il suo sogno di diventare un giocatore di football. Troy sta costruendo una recinzione (fence) intorno alla casa, grande metafora della vicenda: l'uomo ha paura della morte e vuole tenerla lontana, ma ha anche eretto una barriera intorno a sé a causa del suo orgoglio e della sua testardaggine, che lo porteranno a ferire irrimediabilmente le persone che gli vogliono bene.
Il film traspone una pièce di August Wilson e tradisce, forse volutamente, la sua origine teatrale: purtroppo un eccesso di verbosità e staticità lo rendono eccessivamente rigido e legnoso. Se il testo di Wilson è di grande impatto, la regia di Washington è convenzionale e si limita a veicolarlo, senza aggiungere nulla di “visivo” che potrebbe renderlo più adatto al grande schermo. Con tutto questo parlare continuo e sfiancante dei personaggi, 139 minuti di “teatro filmato”risultano francamente pesanti.
Unico aspetto indiscutibilmente positivo del film sono le interpretazioni di alto livello: ottima quella di Denzel in un personaggio complesso e sfaccettato nelle sue contraddizioni (animato da un forte senso del dovere verso la famiglia ma disposto a tradire insensibilmente la donna che lo ha sostenuto per gran parte della vita) e ancor più quella di Viola Davis, una Rose Maxon dolente e tenace, premiata con l'Oscar (sebbene mi susciti qualche perplessità un premio alla “Miglior Attrice Non protagonista” assegnato per un personaggio presente in quasi ogni scena del film): la sua reazione dopo la confessione del marito ("Well, I've been standing with you! I gave eighteen years of my life to stand in the same spot as you!") è una grande prova d'attrice.
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