Regia di Denzel Washington vedi scheda film
Lunghi dialoghi, monologhi sin troppo enfatici da parte di un Washington talvolta un pò troppo straripante, non tolgono interesse per una commedia drammatica che rivendica la sua struttura teatrale, senza rinunciare mai ad essere cinema al 100%.
"Onora il padre ed obbedisci".
Nella Pittsburg di inizi '50, con una crisi economica che non aiuta a superare le "barriere" discriminatorie ancora presenti a scapito della comunità nera, un padre operoso e da sempre impegnato esclusivamente a beneficio della sua famiglia, si frustra nel suo intimo, ma anche esteriormente, anche solo discorrendo coi vicini, perché l'apertura verso i neri al campionato di baseball, sport in cui eccelleva ed avrebbe saputo distinguersi, arriva solo ora che è troppo anziano per riuscire a riprendere.
Pertanto, dopo una vita parsimoniosa di sacrifici tutti a favore dei suoi cari, l'uomo appare sempre fosco, rabbuiato, rancoroso soprattutto nei confronti del figlio e della sua intenzione risoluta e tenace di intraprendere la carriera militare anche a costo di minare i rapporti con l'anziano genitore. Il quale teme che il figlio, ignaro delle vere discriminazioni in atto in comparti tradizionalmente riservati al ceto bianco, diventi oggetto di ingiustizie e prevaricazioni simili a quelle da lui subite in gioventù.
A mitigare lo stato d'animo alterato dell'uomo, spesso incline a bere oltre misura, una moglie devota in grado di stemperare la scorza caratteriale di un uomo che ha sempre lavorato, messo da parte per i suoi cari, senza riuscire a godersi nulla.
Dalla omonima pièce teatrale di August Wilson, la star Denzel Washington torna in regia con l'interessante idea di non stravolgere la quasi unità di luogo del dramma originario, peraltro molto adattato nei suoi risvolti, ambientando la vicenda per gran parte all'esterno, nel cortile dinanzi alla casa del nostro infelice riottoso protagonista.
Lunghi dialoghi, monologhi sin troppo enfatici da parte di un Washington talvolta un pò troppo straripante, non tolgono interesse per una commedia drammatica che rivendica la sua struttura teatrale, senza rinunciare mai ad essere cinema al 100%.
Viola Davis, meravigliosa più che mai, riprende il suo personaggio dell'originale teatrale e ci regala una prova incredibile, che la indica come la migliore tra le candidate all'Oscar 2017 nella categoria della migliore interprete non protagonista.
Un film, Fences, molto concentrato sulla sua denuncia di fondo, e che riesce a farsi catturare nei vari episodi che lo compongono, rivendicando con ostinata determinazione, quasi urlando, quel lato nascosto e scomodo della frustrazione che resta talvolta anche in coloro che hanno di fatto raggiunto il loro obiettivo di fondo, accorgendosi tuttavia troppo tardi di non essersi mai concessi nulla di piacevole ed umanamente gratificante per sé stessi.
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