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Il ritratto negato

Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il ritratto negato

di obyone
7 stelle

locandina

Il ritratto negato (2016): locandina

 

Lo scorso anno usciva nelle nostre sale "Opera senza autore" con il quale il regista Florian Henkel von Donnersmarck, prendendo spunto dalle opere e dalla vita del pittore tedesco Gerhard Richter, affrontava i rapporti tra politica ed arte in uno stato totalitario. La repressione nazista nei confronti delle "arti degenerate" e le imposizioni dettate dal regime socialista nella Germania Est hanno rappresentato, per il regista tedesco, lo stimolo per un'analisi sui legami tra politica e cultura nella storia recente della Germania. Von Donnersmarck non è stato, tuttavia, il solo, in tempi recenti, ad occuparsi dell'argomento. Prima di lui ci aveva pensato Andrzej Wajda con il film, "Powidoki/Afterimage", risalente al 2016, da noi uscito con tre anni di ritardo e concesso al pubblico nello scorso mese di luglio per il tempo necessario a riempire i buchi della programmazione vacanziera. Un vero peccato, a mio avviso, perché il vecchio maestro, deceduto pochi mesi prima dell'uscita del film nelle sale polacche, avvenuta nel gennaio 2017, avrebbe meritato una maggior considerazione per l'impegno profuso nella sua prestigiosa carriera culminata, nel nostro paese, con la massima onorificienza: l'assegnazione del Leone d'Oro alla carriera.

 

Boguslaw Linda

Il ritratto negato (2016): Boguslaw Linda

 

Andrzej Wajda si è accomiatato, dunque, con l'arte e, nelle fattispecie, con il ritratto del pittore polacco Wladyslaw Strzeminski. Mutilato di guerra, socialista e rivoluzionario della prima ora, collaboratore di Chagall e Kandinsky, fu protagonista, tra le due guerre, di un florido sodalizio artistico con la scultrice Katarzyna Kobro, con la quale fu legato sentimentalmente ed ebbe una figlia. Nel dopoguerra, Strzeminski insegnava a Lodz, quando un giovane Wayda intraprendeva gli studi all'Accademia di Belle Arti di Cracovia e successivamente alla Scuola Nazionale Cinematografica, guarda caso di stanza a Lodz. E fu in quel periodo che il ministro della cultura Wlodzimierz Sokorski, al quale competeva l'Indottrinamento Stalinista del paese, costrinse ogni movimento artistico nei ranghi della rappresentazione del "Socialismo del reale". Pur essendo socialista ed eroe di guerra Strzeminski non accettò l'imposizione calata dall'alto. Una scelta che gli costò moltissimo: perdita della cattedra, ritiro della tessera di artista e, di conseguenza, impossibilità di accedere a qualsivoglia lavoro artistico o ai sussidi della corporazione. Ma il più infamante dei risultati fu la chiusura della Sala Neoplastica nel Muzeum Sztuki di Lodz che conteneva una raccolta di opere sue e di Kobro nonché la distruzione di alcune installazioni artistiche quali il bassorilievo ornamentale del Café Esotico.

 

Boguslaw Linda, Zofia Wichlacz, Paulina Galazka

Il ritratto negato (2016): Boguslaw Linda, Zofia Wichlacz, Paulina Galazka

 

Ormai novantenne Wayda ha lasciato ai posteri una film alimentato dal ricordo autobiografico dei tempi incivili in cui gli artisti dissidenti erano osteggiati da un regime che si adoperò assiduamente per farne perdere le tracce storiche e culturali. Tempi duri quelli vissuti da Strzeminski ma allo stesso tempo vivi ed eccitanti per l'artista che, nel ricoprire appieno il proprio ruolo morale, riusciva a resistere alle pressioni del momento e a rivendicare la propria libertà espressiva in un contesto irreggimentato. Strzeminski morì in indigenza, ormai privato degli affetti e della solidarietà dei propri studenti costretti a dimenticare il proprio mentore per sopravvivere alla situazione contingente. L'artista riuscì, tuttavia, a tramandare la propria filosofia e ed il proprio punto di vista sull'arte grazie all'aiuto di una studentessa innamorata e ad una macchina da scrivere rubata. E sempre una studentessa ebrea scampata al genocidio nazista si occupò di far trapelare al mondo le teorie del maestro e a nascondere le opere in vista di tempi migliori. Wayda ci ha lasciato con un'opera dura e senza speranza che non è riuscita ad andare oltre la dipartita del pittore polacco. Ricalcando la fine ingloriosa del povero Strzeminski, quasi graziato da una morte liberatrice, ma dimenticato dal suo stesso paese, Wayda sembra aver intonato il proprio malinconico De Profundis. La giovinezza appassita, la vita che lo stava per lasciare hanno, forse, lasciato un'ombra lunga sul risultato finale. Ma forse quello che Wayda voleva lasciarci era l'impressione che l'arte (e quindi anche il cinema), ha fallito nel pensare ad un concetto di Utopia del Reale fondato su un cambio di rotta nella storia dell'uomo per effetto delle idee e del ripensamento delle stesse in un contesto dinamico ma anche di ottimistico confronto. L'arte secondo Strzeminski e Kobro avrebbe dovuto modificare la percezione del reale proponendo nuove linee guida senza imposizioni cruente della volontà. L'arte avrebbe potuto cambiare e rimodellare il futuro. Non è stato così e le arti si sono dovute accontentare del ruolo di ancella indottrinata del regime o della clandestina illegalità spettante a chi aveva la forza di perseverare nelle proprie libere idee. Le idee trasmesse del regista, se queste sono state, sono difficili da confutare anche se il mio parere di occidentale, vergine a questioni di censura di pensiero, mi impongono una visione più ottimistica sul ruolo dell'arte che, a mio avviso, ha il compito di modificare i valori tradizionali e ridurre l'imbarbarimento di alcuni luoghi e momenti storici. La riapertura della stessa Sala Neoplastica al Muzeum Sztuki nel 1960 avrebbe forse meritato un accenno per dimostrare questo mio assunto. Il tempo ha riparato i danni provocati dalle ideologie restituendo opere e teorie di Strzeminski e Kobro ammirabili sia nel museo d'arte contemporanea, da loro fondato a Lodz, sia nei grandi palcoscenici internazionali. Forse Wayda ha mancato nel trasmettere questo balsamico messaggio che, vivido come la luce, squarcia il velo della dottrina politica.

 

scena

Il ritratto negato (2016): scena

 

Concludendo "Afterimage" rappresenta, efficacemente, l'odissea di una Polonia spinta da venti burrascosi verso il baratro di un'ideologia comunista chiusa ad ogni forma di dialogo; evoca la summa del pensiero di uno dei maggiori artisti polacchi (Strzeminski); è il testamento ideologico di un regista eternamente impegnato nel denunciare le sopraffazioni della politica (Wayda); infine un atto d'amore verso un artista e le sue teorie sulla pittura che influenzarono il cinema stesso. "Powidoki", per inciso è ciò che corrisponde "all'immagine residua" che rimane impressa nella retina dopo aver chiuso gli occhi alla vista di un oggetto luminoso: principio cardine dello studio pittorico di Strzeminski che influenzò l'ultima parte della sua carriera, quella meno riconosciuta e che, tuttavia, esplicitava degnamente le sue stesse idee sull'Utopia Reale e la rimodulazione continua delle idee che rendono il futuro presente ed il presente passato.

 

Cineforum Leoniceno - Cinema Eliseo - Lonigo (VI)

 

Boguslaw Linda

Il ritratto negato (2016): Boguslaw Linda

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