Un'ora di intervista a ruota libera: il regista russo Andreij Tarkovskij parla del rapporto con suo padre, il celebre poeta Arsenij, della sua infanzia, del cinema, dell'arte, del senso della vita.
Nel 1984 Donatella Baglivo è una regista esordiente, neppure quarantenne, che lavora da qualche anno per la Rai con competenze prevalentemente in ambito di montaggio e di produzione; anche di queste cose si occupa qui, in questo documentario di cui è inoltre scrittrice e nel quale ha un ruolo di supervisione delle musiche. Ma Un poeta nel cinema: Andreij Tarkovskij è ben lontano dall'essere un'operina autarchica o un prodotto di nicchia: si tratta infatti di un ritratto ben diretto e degnamente confezionato del grande regista russo tracciato dalle parole dello stesso cineasta, in primo piano per lunga parte della pellicola, intervistato sui massimi sistemi - perfino sul senso della vita - a ruota libera dalla Baglivo. Ciò che ne risulta è un quadro ingarbugliato e malinconico come il suo oggetto/soggetto; e se nel titolo compare la parola 'poeta' è perchè nelle vene di Andreij scorre il sangue paterno, di quell'Arsenij riconosciuto fra i maggiori poeti russi contemporanei. In quello stesso anno la Baglivo realizzava anche Andreij Tarkovskij in Nostalghia, sorta di backstage del penultimo lungometraggio del regista sovietico. 6/10.
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