Regia di Flavio Calzavara vedi scheda film
Daisy, una bella ragazza inglese cieca, ha come unico idolo della sua vita Luciano, un cantante italiano rotondetto e claudicante. Quando si reca nel Belpaese a conoscerlo, naturalmente l'amore sboccia istantaneo, ma non solo: Luciano convince Daisy a sottoporsi all'intervento chirurgico che potrebbe guarirla, da cui lei da sempre fugge terrorizzata.
Tra il melodramma (ormai datato) e il musicarello (di là da venire), negli anni Cinquanta spopolava questo genere di pellicole: Occhi senza luce è una delle numerose interpretazioni da protagonista per Luciano Tajoli, popolarissimo cantante dell'epoca dalla peculiare voce ammaliante, tra i maggiori esponenti di tale filone cinematografico. Buoni sentimenti e lacrimoni, personaggi tagliati con l'accetta, una storia sentimentale al centro delle vicende e tanta, tanta musica con alcune esecuzioni di brani (disponibili nei migliori negozi di dischi, si capisce) all'interno della trama pur senza un preciso senso dal punto di vista logico. Tajani è come sempre il brav'uomo, schivo e modesto, beneficiato dalla natura con il dono di una voce irresistibile; la sua partner sul set è qui Milly Vitale, nei panni di una donna non vedente inglese. A reggere le parti più leggere, per sdrammatizzare il tono complessivo del lavoro, ci sono Dante Maggio e Yoka Berretty. Il cantante in quello stesso anno di superlavoro interpretava da protagonista altre due pellicole (Il canto dell'emigrante e La voce che uccide) e prendeva inoltre parte a Cantando sotto le stelle, dal cast più variopinto: battere il ferro finché è caldo, la regola è sempre quella. 85 minuti circa, con un lieto fine stratelefonato e d'altronde inevitabile. Per il regista Flavio Calzavara questo è uno degli ultimi titoli diretti; la sceneggiatura reca un poker di firme composto dallo stesso Calzavara, da Oreste Biancoli, da Roberto Gianviti e da Jacopo Corsi, anche autore del soggetto. 3,5/10.
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