Regia di Ralitza Petrova vedi scheda film
Locarno 69. Prendendo in prestito William Shakespeare e parafrasando un verso del suo "Amleto" potremmo affermare senza avere il dubbio di esagerare che c'è del marcio in Bulgaria. A ispirare l'accostamento è "Godless", secondo film in concorso che racconta con toni ancora più cupi di "Slava" la realtà un paese che ha fatto dei valori civili e morali della nazione il terreno di conquista per un'umanità rapace e senza scrupoli. Come quella che da manforte a Gana, infermiera di un'anonima cittadina che si prende cura - si fa per dire - di anziani affetti da demenza senile e nel frattempo trova il modo di organizzare per conto del sodalizio malavitoso di cui fa parte il commercio di carte d'identità che la ragazza sottratte agli sciagurati pazienti. Accompagnata da un fidanzato a cui oramai la legano solamente le dosi di morfina consumate negli intervalli di lavoro e con a carico una madre disoccupata e rabbiosa Gana raggiunge il punto di rottura quando il tentativo di spaventare una malata riottosa ai metodi dell'organizzazione si trasforma in tragedia. Più che raccontare il concatenarsi dei fatti che porteranno la protagonista a una redenzione in qualche modo tardiva la Petrova si muove in due direzioni opposte e coincidenti che, da una parte la spingono a scavare nelle psicologie dei personaggi per fare luce sui recessi più oscuri delle loro personalità, dall'altra le permettono di trascendere la fenomenologia della sua rappresentazione per dare vita a un apologo che - alla maniera del decalogo kieslowskiano - sembra parlarci dell'ineluttabilità della condizione umana e delle responsabilità delle nostre azioni. Per questa ragione la mdp più che seguire i personaggi sembra braccarli con una mobilità fatta di riprese a fior di pelle e stacchi improvvisi che nella distanza dei campi lunghi e delle inquadrature dall'alto sembrano affidare il punto di vista della storia a una coscienza superiore e a quel Dio inizialmente negato dall'aggettivo che da il titolo al film. Quello che ne viene fuori è efficace nella restituzione dell'afflizione fisica e morale che opprime i personaggi, un po' meno nel quadro d'insieme che a tratti risulta un po' monocorde.
(ondacinema.it/speciale 69 festival di Locarno)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta