Regia di Katsuya Tomita vedi scheda film
Locarno 69. Di primo acchito aveva stupito la scelta di inserire l'anteprima stampa del film più lungo del festival (il minutaggio supera le tre ore) proprio nell'ultima giornata di proiezioni, quella in cui per forza di cose si arriva un po' a corto d'attenzione. Al termine della visione se ne capisce il motivo, perché "Bangkok Nites", coproduzione internazionale che mette insieme capitali giapponesi e tailandesi non si vergogna di affrontare alcuni temi cruciali della storia di quest'ultimo paese con leggerezza e vivacità davvero rare in un film festivaliero. D'altronde, se dipendesse solo dalla sceneggiatura la vicenda di "Bangkok Nites" avrebbe ben poche occasioni di ilarità perché a farla da padrone sono la vita notturna del quartiere a luci rosse notoriamente riservato alla clientela giapponese e, nelle sue mille sfaccettature, la variopinta umanità (escort, papponi, uomini d'affari, frequentatori più o meno occasionali) che ruota attorno a Luck, la regina del consesso, decisa a servirsi della sua avvenenza per guadagnare il denaro necessario a mantenere la famiglia rimasta in una provincia del nord-est, vicino al confine con il Laos. Considerato che il pretesto di assecondare la nostalgia della ragazza nei confronti del luogo natio da modo di allargarsi in quelle zone del paese dove i segni della guerra, delle occupazioni e del colonialismo francese sono ancora evidenti non solo nella vita delle persone, ancora oggi condizionata dagli antichi abusi, ma anche nella conformazione fisica del territorio (ci riferiamo ai crateri dei bombardamenti diventati una specie di monumento nazionali) si capisce come lo scarto drammaturgico e formale operato dal regista rispetto alla serietà dei contenuti sia stata la vera sfida che i realizzatori del progetto dovevano affrontare. Per riuscire a vincerla Tomita organizza un flambé cinematografico in cui commedia e melodramma si danno man forte per tenere sempre alta l'attenzione dello spettatore, il quale, pur con le differenze del caso, non faticherà a riconoscere nell'esplosione di luci e di colori e nel dinamismo delle parti in causa alcune delle caratteristiche di certo cinema hollywoodiano. Oltre a non far pesare la sua durata, il pregio del film consiste nella pretesa, invero riuscita, di lasciare fuori campo non solo il sesso ma anche il più innocente scambio di effusioni. Un record - per un film del genere, che però in generale paga lo scotto di un' inconsistenza che rimane tale fino al termine dell'ultimo fotogramma.
ondacinema.it/speciale 69 festival di Locarno
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