Regia di Jérôme Reybaud vedi scheda film
Road movie attraverso una Francia vera ed affascinante, poco utilizzata come sfondo di vicende cinematografiche. Fuga dalla coppia alla ricerca di piaceri occasionali, che diviene motivo per riflettere sui valori e le priorità della propria esistenza. Solitudini ricercate, contemplazioni meditate, poesia da incontri preziosi che insegnano a vivere.
Pierre è un giovane docente universitario che lavora a Parigi e vive col suo compagno Paul.
Lo troviamo una mattina all'alba in procinto di lasciare senza preavviso il suo compagno, mentre quest'ultimo dorme.
A bordo della sua nuova Alfa Romeo Giulietta, il ragazzo decide di intraprendere un viaggio senza meta fissa, utilizzando come sprono e navigatore, una applicazione del cellulare chiamata Grindr, che, con le medesime funzioni di un GPS, localizza persone in prossimità di dove ci si trova per favorire incontri di natura sessuale o anche solo conoscitiva.
Sarà per Pierre l'occasione di incontrare numerose persone, non solo uomini e non solo con l'ausilio della applicazione, che lo aiuteranno o almeno stimoleranno a fare un bilancio esistenziale e a cercare di capire quali sono i suoi reali desideri.
Nel frattempo Paul, accortosi della partenza definitiva del suo ragazzo, decide di mettersi sulle sue tracce, ma non ruscendolo a raggiungere telefonicamente, decide anche lui di utilizzare Grindr per cercare di raggiungerlo e farlo ragionare.
Fattiva e concreta sarà la collaborazione di altri utenti del sito, che aiuteranno la coppia a ricongiungersi quando ormai il mare e le rocce rosse di porfido dell'Esterel sono già all'orizzonte.
Jour de France è un film girato in soli 29 giorni con pochissimo budget e una volontà di ferro, partendo dalla fine del viaggio fino all'inizio della vicenda, come ci ha spiegato il regista Jerome Reybaud alla presentazione del film in occasione della seconda serata dell'In & Out Festival al cinema Les Arcades di Cannes.
Un vero e proprio road movie che da Parigi ci conduce al mare della Region du Var e della Costa Azzurra attraverso la pianura, le montagne delle Alpi sul versante francese fino a sfiorare l'italia (con una scena sul Colle dell'Agnello).
Un film che a suo modo tratta della solitudine dell'umanità, senza che questa venga vissuta necessariamente come un dramma o come una pena: la solitudine intesa come indipendenza, cme ricerca di qualcosa che soddisfi e possa apprezzarsi senza necessariamente restare aggrappati alla massa, alle mode, ai vincoli di gusti, usii o costumi che la società ci impone per garantire il business di un sistema che ci usa e sfrutta a piacimento.
Cinema Les Arcades: il regista Jerome Reybaud, il protagonista Pascal Cervo, il direttore del In&Out festival Benoit Arnoulf.
Pierre comincia a seguire le indicazioni complicate e contraddittorie che il suo primo contatto gli fornisce telefonicamente (la voce appartiene al grande regista Paul Vecchiali, maestro di Reybaud e cinesta che ha scelto pascal cervo come protagonista di alcuni dei suoi ultimi recenti film), e da uno sbaglio di svolta, si determinaerà tutto un altro tipo di viaggio, con altri incontri e altre occasioni di quelle che il ragazzo avrebbe potuto fare indovinando l'indirizzo.
Seguiranno molti altri incontri, alla ricerca di un piacere fuggevole ma indubbiamente intenso e anelato profondamente, quando ormai spesso il contatto fa paura e spaventa, ed il desiderio e l'appagamento si ottengono con i meditati preliminari dell'incontro, la ricerca forsennata: la scena d'amore tra i due ragazzi nell'hotel, che vede i due separati da una sottile parete che divide due camere adiacenti, accomunati dal fremito della passione e dalla facilità di comunicazione di una parete tutt'altro che isolata acusticamente, è una delle scene madri e più riuscite del film.
Ma anche molti altri incontri sono emblematici e toccanti, poetici e di grande impatto emotivo: un gestore di un bar ove troverà ospitalità Paul; una anziana ed eccentrica autostoppista che verrà caricata in macchina da entrambi i ragazzi, chiedendo loro se credono in Dio; un altro barista contattato da Pierre nella chat, amante dei giochi di ruolo e impossibilitato a fare l'amore con Ppierre dopo che è stato necessario parlarsi preliminarmente prima di comsumare il rapporto; una bella donna sola nella sua casa di montagna a cui Pierre aiuta a seppellire il suo animale domestico deceduto nottetempo.
Reybaud ci ha raccontato di aver messo assieme molte delle situazioni che sono capitate a lui stesso ogni qualvolta si trovava nella necessità di intraprendere il viaggio di ritorno nella casa materna, da Parigi a Cannes. L'occasione diviene pertanto da una parte quella di battezzare cinematograficamente un percorso nella natura più varia e affascinante fatta di panorami, pianure, montagne che declinano al mare, e strade secondarie ma non meno amene e affascinanti che al cinema non hanno quasi mai trovato una propria identità come sfondo a qualche storia, e che qui diventano qualcosa di più complesso di un semplice sfondo; nonché una occasione propizia per parlarci di una ricerca in qualche modo contraddittoria di solitudine, ovvero l'utilizzo di una applicazione che favorisca l'incontro, ma come soluzione o sfogo, non come ricerca di una stabilità che in fatti si sta cercando di lasciare alle spalle: è il risultato di una incomunicabilità di coppia che esige momenti di riflessione e di pausa in cui è necessario staccarsi dalla quotidianità rassicurante ma anche ingannatrice di ogni giorno.
E nella fuga da una parte, e nel tentativo di ritrovare il compagno, l'applicazione Grindr diventa uno strumento dalla funzione opposta rispetto a ciò per cui è stato pensato e creato: da strumento di ricerca di una pluralità di persone, esso diviene un geo-localizzatore che permette di ritrovare la persona amata per tentare un nuovo e più fortunato approccio che possa consentire ai due di ritrovarsi e ricominciare.
Nel film molto riuscito, intenso, poetico, che nel finale riunisce tutti i protagonisti intervenuti nella vicenda in una coro improvvisato, buffo, ma riuscito ed efficace (la canzone si intitola non a caso "Vroom Vroom" con accezione al motore della macchina) l'interprete Pascal Cervo - sguardo intenso, indagatore seppur schivo, che riesce a penetrare alla ricerca delle intimità altrui - ci ha spiegato come Pierre e Paul assumano tra di loro e reciprocamente, come la fisionomia della Terra e la Luna: si inseguono e gravitano attorno e quando una brilla l'altra è avvolta dalle tenebre: non certo per caso il film inizia con la fuga di Pierre mentre Paul dorme, e finisce sulla costa rocciosa dell'Esterel mentre Pierre dorme e Paul veglia su di lui.
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