Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Chi genera la violenza?
Il singolo individuo? le relazioni sociali? O è la societa stessa a nevrotizzare gli onesti cittadini?
E' una domanda urlata quella del film di Peckinpah.
E' una libera espressione citata a inizio film,quando dei bifolchi carpentieri domandano al professore Dustin Hoffman sul dilagare della violenza americana.
L'America con gli omicidi e le rivolte "sociali" è un membro totalitario di violenza.
Come l'intera societa',basata su fondamenta di sopraffazione e nevrosi sessuale,verbale o fisica.
Accade allora l'innesco d'un meccanismo "a domino",uno schema (irr) razionale,che distrugge convenzioni e moralita' radicate nel mite professore americano.Confinato dagli studi matematici nell'entroterra inglese,l'uomo conosce scherno e provocazione dei rozzi abitanti d'un villaggio.
Subisce il tutto passivamente,quasi sorridendone su.
La sua dolce meta' Amy,è una bionda conturbante,inquieta e passionale,contrapposta alla mitezza d'un marito sedentario e razionale.
Un quadro familiare presentato da Packinpah in modo rituale e quadrato.Tuttavia si respira un aria imprevedibile che sopraffarra' ogni cosa.
La testimonianza si ha nel nervosismo palpabile,racchiuso nella "normalita'" borghese della coppia.
Sara' la donna a "schiudere" il guscio della convenzione,subendo uno stupro dalle tinte controverse.
Amy respinge e "accetta" le pesanti avances d'un abitante del villaggio,subisce la violenza con dolore,ma conscia d'un piacere fisico che l'inerme marito sembra non dargli.
Il punto nevralgico di "Cane di Paglia" è innescato qui,nella stanza all'odore di sesso brutale.
Ralenty cristallini a testimoniarne dolori,disgusti e piaceri d'una donna.Il racconto di Peckinpah assume ora una visione frammentaria,montaggio e flashback all'odore d'un "caos" balordo.La frazione provinciale degli ubriaconi e il nido familiare cadono nel baratro.
Ora non vi sono piu' i parallelismi tra personaggi,tutti divengono un "humus unicum".
Provinciali bifolchi e uomini educati si miscelano,gli uni tra i fiumi dell'alcol,l"altro" per estrema autodifesa.
La casa del mite professore come fortino assaltato,al suo interno si muovono personaggi ormai abbrutiti.
A guidarli la mano virtuosa del grande Peckinpah,burattinaio d'un teatro disturbante e allucinato.Non esistono piu' differenze sociali ora,ma solo sangue e (auto)martirio,figlio d'un cinema realistico e altamente metaforico.La metafora d'una societa' sordida,dove Peckinpah è oratore senza scampo.L'assalto finale è pagina da cinema urlato e violento,basato sull'azione nevrotica come suggello totale.
La splendida ripresa finale ricade sul grande Dustin Hoffman,"corsaro" nel suo nido,che ha "perso la strada" e anche se stesso.
Un "the end" chiarissimo nell'intercedere,completo sullo sguardo allucinato del personaggio chiave.
A Peckinpah piace concludere con eufemismo,(aff)fidandosi della performance da urlo di Hoffman e alla prova "Fisica" della bella Susan George.
Amy e Jeff come figure d'un opera complessa e straordinaria nella costruzione dell'immagine intrisa di metafora.
Un manifesto duro e compatto che con "Arancia Meccanica" si contende "la palma" della violenza nel cinema anni 70.
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