Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Voto: 8+. Un bellissimo film, con un tratteggio psicologico del protagonista mostrato in tutte le sue sfaccettature e i suoi cambiamenti, dalle incertezze iniziali alla completa "maturazione". Un professore di Matematica si ritira nelle colline inglesi per studiare e portare a termine il suo lavoro; pia illusione la sua che si rende subito evidente anche dai contrasti con la giovane, attraente e provocante moglie. Il rapporto tra i due comincia subito a peggiorare, lei lo ritiene un vigliacco, lui una scocciatura, non hanno la stessa visione su molte cose, a cominciare dalla gestione di quelle personcine che si occupano del tetto del loro garage, e con le quali prima o poi si dovrà confrontare. In questa prima fase, con un climax di tensione già evidente grazie alla solita ottima regia dell'autore americano e dal consueto stupendo montaggio, il rapporto di forza gioca a favore della moglie, lei lo stimola, vorrebbe di fianco a sé un uomo e forse anche per questo prima stuzzica gli operai del garage e poi si lascia andare ad un sentimento di attrazione-repulsione verso il suo violentatore; sembra però ma è un sentimento che non vorrebbe avere, che cerca di ripudiare, e che comunque le provocherà dolore. Forse la sua azione provocatrice ha lo scopo di risvegliare il coraggio e l'orgoglio del marito/uomo perduto. Ma con il passare del tempo, e con l'aumentare della violenza, i rapporti di forza cominciano a ribaltarsi: le sfaccettatture psicologiche del protagonista e i suoi mutamenti, con le sue evoluzioni verso la violenza sono tratteggiate benissimo, accompagnate da scene di violenza cruda che in qualche modo sembra appartenerci; come ci sentiamo quando ci provocano sul nostro tallone d'Achille? Dustin Hoffman in ottima forma, la sua interpretazione dà forma e smalto al suo personaggio e anche la per me sconosciuta Susan George mi ha convinto nelle sue non facili scene di violenza subita e di dramma vissuto.
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