Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Come l'esasperazione riesca a rivelare la ferocia che è insita in ciascuno di noi. Il pacifico protagonista di Cane di paglia (che è un ottimo Hoffman) si tramuta in una vera e propria belva assetata di sangue nei venti minuti finali; il ritmo è qui altissimo, dopo un'ora e mezza altalenante (con un esordio che stenta a decollare, peraltro), e la rivincita dei buoni è una vera goduria per lo spettatore. La tensione sale nel corso della pellicola, il finale è una sorta di duello western uno-contro-tutti in cui l'arma da fuoco viene affiancata o sostituita dai più disparati oggetti casalinghi. Se il professorino è l'uomo civile che non disdegna un ritorno allo 'stato di natura' se provocato (ed i villici sono il retaggio culturale dell'antica fisicità predominante sulla ragione), la moglie è la donna civile che ha maturato conquiste emancipandosi a forza dal maschio (fondamentalmente lo stupro è una sveltina adulterina). Bel lavoro, con apprezzabile substrato ideologico-antropologico. 7/10.
Un giovane professore di matematica e la bella moglie si trasferiscono in un villaggio di campagna. I rozzi paesani li prendono di mira; un giorno uno di loro arriva persino a intrufolarsi in casa e violentare la moglie, che però sostanzialmente apprezza (e tace al marito). Dopo l'ennesima provocazione, i villici assediano la casa; il professorino però risponde con ferocia all'attacco massivo.
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