Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
« Adesso, spiegami tutto come se avessi 6 anni »... il regista Jonathan Demme c'è riuscito in maniera meravigliosa! ... Il termine 'minoranze' si riferisce a ciò che è numericamente inferiore rispetto alla maggioranza. Nel corso del tempo, questo termine è diventato comodo per etichettare molti gruppi di persone. Ma questo modo di gestire i fenomeni sociali è ingannevole. Quando facciamo riferimento alle minoranze assimiliamo anche il concetto che tali tipologie di gruppi di persone non solo siano inferiori numericamente, ma anche nel "significato" del loro peso sociale. In una nazione democratica, basata sulla regola che decide la maggioranza, tale classificazione può fare danni, poichè le preoccupazioni sollevate dalle minoranze sembrano marginali, trascurabili, meno importanti rispetto a quelle della maggioranza. Inoltre, si sa, ... l'etichette non sono mai statisticamente veritiere. I primi tre anni del decennio '90 sembravano prefigurare un periodo progressista, nel senso politico del termine, a Hollywood e nel resto del mondo (urbi et orbi, basti pensare a cosa accadde in Italia in quegli anni), gli U.s.a. uscivano dal conservatorismo reaganiano degli anni '80, per aprirsi allo spirito più sensibile alle minoranze della politica di Clinton.
In questo contesto sociale progressista nasce 'Philadelphia', un film che ha cambiato il modo con il quale Hollywood mostra l'omosessualità. Per tanti anni abbiamo visto i gay come femminucce, ma con questo film il cinema cambia registro e costringe tutti a cambiare idea e a uscire dai facili stereotipi.
E' ispirato alla storia di un avvocato sieropositivo che nel 1987 ha citato in giudizio uno studio legale internazionale per licenziamento ingiustificato, trattasi di film che è uno dei primi a rappresentare la discriminazione per AIDS. Il personaggio principale di "Philadelphia" è Andrew Beckett, interpretato da Tom Hanks, un avvocato di successo fino a quando i colleghi scoprono che lui è omosessuale e malato di AIDS. Nel film vediamo la salute di Beckett soffrire gli effetti della malattia, che lentamente gli deturpa il corpo. Tom Hanks ha cercato di fare il ritratto più realistico possibile. Ho letto che Hanks ha perso circa 20 Kg. di peso durante la durata delle riprese. Ho letto pure che il ruolo di Andrew Beckett era stato offerto ad altre stelle tra cui Michael Keaton e Andy Garcia, ma per nostra fortuna Hanks ha vinto.
Il personaggio di Joe Miller, l'avvocato di Beckett, è interpretato da Denzel Washington. Come sempre Washington fornisce una performance di prima classe, un avvocato che per la prima volta deve fare i conti con i propri pregiudizi e ignoranze. Una scena molto significativa è quando Andrew Beckett entra nell'ufficio di Miller e mentre spiega che lui ha l'AIDS, comincia a toccare gli oggetti d'arredo della stanza. Si può vedere la paura sul volto Millers, come se si potesse infettare. Ho letto che originariamente questo ruolo doveva essere dato all'attore comico Bill Murray, sarebbe stato un errore clamoroso. Fortunatamente Washington ha espresso un interesse per il ruolo e il regista ha colto al volo l'opportunità.
Ho letto che Tom Hanks disse che molte scene di affetto tra lui e Banderas furono tagliate. Questo per epurare il film da facili stereotipi e dare più valore al messaggio politico del film.
Jonathan Demme è un regista capace su più generi cinematografici e i suoi film tendono ad un certo realismo, anche scomodo. Philadelphia ci mette di fronte alla morte, ma lo fa con autentica gioia e generosità, con sentimento e ottimismo cinicamente calcolato.
Jonathan Demme aiuta attori e spettatori ad afferrare, cogliere l'anima di ogni scena, facendo si che gli interpreti guardino dritto nella telecamera; i nostri occhi si incrociano e si riflettono con gli attori, che sembrano guardarci.
La sceneggiatura è superlativa. Ad esempio, l'Avv. Miller al protagonista Andrew Beckett: "Voglio dirti una cosa, Andrew. Quando ti educano come hanno educato me e la maggior parte della gente in questo paese ti assicuro che nessuno ti viene a parlare di omosessualità oppure – come dite voi – stile di vita alternativo. Da bambino ti insegnano che i finocchi sono strani, i finocchi sono buffi, i finocchi si vestono come la madre, che hanno paura di battersi, che sono... sono un pericolo per i bambini, e che vogliono solamente entrarti nei pantaloni. Questo riassume più o meno il pensiero generale, se vuoi proprio sapere la verità". Oppure , "Cos'è che gli piace di più del diritto?" ... ed Andrew Beckett: "Il fatto che una volta ogni tanto, non sempre, ma a volte, diventi parte della giustizia. La giustizia applicata alla vita".
Ogni personaggio è autenticamente umano, non ci sono 'super'. Forse è per questo che, anche se è un classico -contemporaneo- di Hollywood e non disdegna l'etichetta del film buonista e strappalacrime, però trascende dalle banali convenzioni. Philadelphia vuole condurre lo spettatore a cambiare idea sulla omosessualità e ci riesce in modo convincente. La recitazione è significativa perché è fresca, semplice, onesta, emotivamente viva, attimo per attimo. Altrettanto precisa è anche la macchina fotografica di Jonathan Demme. E' sempre specifica. Sa cogliere l'essenza del momento, ferma il tempo, cambia lo spazio, definisce i personaggi, crea bellezza e brutalità. E' sincera e sensibile nel raccontare la storia. E poi la colonna sonora ...
Questo è un grande film e lo consiglio a tutti.
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