Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Philadelphia ,la città dell'amore fraterno,era lo sfondo simbolico più adatto a un film sulla percezione dell'AIDS come questo.Infatti qui non si parla solo della malattia,non si parla dei malati,si parla di quello che provoca una peste del nuovo millennio sulla società civile.Si parla di discriminazioni sul lavoro,di diritti negati,di una malattia che ti porta via subdolamente la vita senza poter fare nulla,si parla della discriminazione tra omosessuali(che prendono la malattia perchè hanno costumi sessuali deviati,come dice un personaggio)e coloro che vengono contagiati per trasfusione.E'un film che parte dall'aula di un tribunale per parlare molto d'altro,non solo della malattia.Esemplificativo è l'incontro tra l'avvocato Beckett,malato di AIDS e l'avvocato MIller( che dopo molte indecisoni decide di assumerne la difesa).Nell'ufficio di Miller appena lui sa che l'altro è malato di AIDS inconsapevolmente si tira indietro,aumenta la distanza fisica tra i due,tira su un muro che li divide.E'la paura dettata dall'ignoranza,è la dimostrazione concreta che un uomo colto possa discriminare di fatto un omoseussuale.Quello che vediamo nel film oltre la progressione della malattia in Beckett è la progressiva acquisizione di una coscienza civica che permetta di non discriminare gli altri per fattori di razza,malattia ,religione,costumi sessuali.Il protagonista è l'avvocato nero che mette da parte tutti i suoi dubbi,tutte le sue rimostranze verso gli omosessuali e impara a vedere tutto senza pregiudizi di nessun tipo.Beckett e la sua malattia sono lo strumento per acquisire questa nuova dimensione.Non è un caso che la malattia,i suoi effetti vengano quasi passati in rassegna superficialmente,che la storia di Beckett col suo compagno sia praticamente priva di scene potenzialmente scandalose,di gesti di affetto particolari.Solo ad una festa vestiti da cadetti di Marina ballano abbracciati.Demme fa un grande lavoro di regia asciugando gli eccessi melodrammatici(forse ne lascia solo uno,quando Beckett viene letteralmente rapito dalla voce di Maria Callas mentre ascolta un aria lirica,la macchina da presa si muove circolarmente attorno al viso di Hanks con gli occhi chiusi che rincorre le note musicali),facendo un film processuale in cui i blocchi si contrappongono frontalmente ed arrivando ad essere sgradevoli l'uno con l'altro.Dimostrando che nel nostro mondo non esiste pietà,solo i forti sopravvivono seguendo le logiche della legge della giungla.Poco conta lo pseudo lieto fine.Tanto Beckett non potrà godersi la vittoria.Hanks fa una di quelle performances che tanto piacciono all'Academy dimagrendo a vista d'occhio e facendo un lavoro egregio sulla voce.ma io avrei premiato soprattutto Denzel Washington in un personaggio che evolve durante il film,un simbolo di un uomo comune con la sua reazione umana di fronte a una situazione straordinaria.....
sullo sfondo,relegato in secondo piano
esemplare nella parte
secondo era lui che doveva essere premiato
ottima prova,di quelle che piacciono all'Academy.E infatti fu premiato...
cerca di asciugare tutti gli eccessi melodrammatici in un film potente
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