Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Basandosi sullo stesso principio del quasi-capolavoro del suo autore, ossia Una gita scolastica (abitato da quel Carlo Delle Piane qui presente più come presenza che altro), cioè partire da un presente non del tutto soddisfacente per tornare ai ricordi del passato, Dichiarazioni d’amore non può considerarsi allo stesso modo del tutto riuscito per la mancanza dell’equilibrio tra passato e presente. Retto sulle spalle di Delia Boccardo e di una sceneggiatura sbagliata, la parte contemporanea è quasi fastidiosa e serve soprattutto per ricollegarsi ai ricordi. Meglio la parte del passato, per stessa ammissione del suo autore in gran parte autobiografica (Dado, il nome del protagonista, è un diminutivo come Pupi; Antonio è il fratello più piccolo, come il fratello produttore di Avati; l’appartamento su Via San Vitale), in cui trionfa il minimalismo nostalgico e delicato del regista, che inanella una serie di episodi alla ricerca del tempo perduto, con personaggi e figurine che albergano quasi ossessive nella memoria gentile di Pupi (la dolce e ferma mamma di Angiola Baggi, l’astemio e timido padre di Arnaldo Ninchi, l’inquieta zia Piera di Valeria Fabrizi, il professore di Ivano Marescotti). Niente di che, ma una certa gentilezza di cui ogni tanto si sente il bisogno. Shock: manca Riz Ortolani.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta